Estratti da L'Adige
2012-11-16
Massimo Cecconi ricorda l’indagine
Acciaieria: i meriti di Giuliano
Lo studioso Massimo Cecconi interviene nel dibattito in corso tra quanti stanno raccogliendo elementi sulle ricadute dell’Acciaierie. Cecconi precisa che «i suggerimenti dell’avvocato Mario Giuliano sono stati non solo importanti ma addirittura decisivi nell’innescare quella corposa serie di azioni che ha poi condotto al procedimento per gli sforamenti del monossido di carbonio uscente dai due camini E1 ed E2 dell’impianto siderurgico Acciaierie Valsugana. «Potemmo così riscontrare e documentare » scrive Cecconi «che flussi di massa del monossido di carbonio risultarono elevati ed in diversi casi oltre il limite di legge».
2012-11-07
Borgo «L’avvocato Giuliano non ha avuto un ruolo primario». Emissioni, lavoro di
raccolta anonimo.
BORGO - In riferimento a quanto affermato dall’avvocato Mario Giuliano a pag 37 dell’Adige del 2 novembre 2012, i firmatari della segnalazione al Corpo Forestale dello Stato, contenente materiale video e documenti relativo alle emissioni dell’impianto Acciaierie Valsugana tengono a precisare:
2012-07-14
2012-05-19
2012-05-01
2013-04-10
La Leali Steel intende completare il piano industriale a fine mese mantenendo la sede in Valsugana. Cassa integrazione straordinaria per le prime settimane.L’Acciaieria ripartirà con i 102 dipendenti.Entro fine maggio torneranno tutti al lavoro.
BORGO - Entro fine maggio tutti i 102 dipendenti torneranno al lavoro. E nel giro di pochi mesi la Leali Steel (la società nominata dalla Klesch al posto del gruppo Leali) tornerà a produrre acciaio speciale. È questo il risultato dell’incontro avvenuto martedì nella sede della Confindustria di Trento. Davanti ai due sindacalisti Luciano Remorini (Fim Cisl) e Manuela Terragnolo (Fiom Cgil) ed i rappresentanti della rsu Ivan Mengarda, Ivo Boccher, Mariano Antonello, Gianni Stelzer e Mario Carraro, il rappresentante della nuova proprietà Luca Matteo Villa ha ribadito l’intenzione della società di arrivare entro fine mese a completare il piano industriale. «Siamo usciti dall’incontro decisamente soddisfatti - sottolinea Luciano Remorini - soprattutto per la conferma della piena occupazione per tutti i dipendenti ancora in forza allo stabilimento di Borgo. Dopo l’ammissione delle Acciaierie Valsugana alla procedura di concordato preventivo, aspettiamo ora buone notizie anche a Brescia. Se così fosse, dopo mesi e mesi di incertezze, si aprirebbe una nuova fase di rilancio per lo stabilimento di Borgo». Il primo passo della nuova proprietà è di arrivare all’affitto del ramo d’azienda per poi, in un secondo momento, procedere all’acquisto. «Per noi è fondamentale il fatto che la sede legale della società, la Leali Steel, sarà a Borgo. In Valsugana il gruppo metterà radici e da qui verrà gestita anche la produzione dello stabilimento di Odolo». Per le prime settimane tutti i lavoratori saranno messi in cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione dell’azienda. C’è infatti da provvedere alla pulizia dell’intera area, preparare i macchinari per la ripresa e sistemare i forni, da tempo fermi. I dipendenti saranno chiamati al lavoro a rotazione, il tempo necessario per arrivare entro il 2013 con la nuova produzione degli acciai speciali. Il tribunale di Trento ha nominato, dopo l’apertura della procedura di concordato preventivo delle Acciaierie, la dottoressa Monica Attanasio giudice delegato e commissario giudiziale la dottoressa Marilena Segnana. Per il prossimo 21 giugno è convocata nel capoluogo la prima udienza con tutti i creditori. «Attendiamo buone notizie anche dal tribunale di Brescia per fare chiarezza sul futuro dello stabilimento di Odolo - conclude Remorini -, un passaggio decisivo per la società Leali Steel e per la positiva conclusione di questo passaggio di mano tra la Klesch e il gruppo bresciano dei Leali ». Per lunedì prossimo, intanto, i sindacati hanno convocato un’assemblea dei lavoratori e per la fine del mese è previsto un nuovo faccia a faccia in Confindustria con la nuova proprietà. Da oggi i 102 lavoratori dello stabilimento di Borgo possono tirare un sospiro di sollievo. Con loro anche i tanti padroncini che in questi ultimi mesi sono stati costretti, loro malgrado, a fare i conti con una drammatica mancanza di lavoro. M. D.
La Leali Steel intende completare il piano industriale a fine mese mantenendo la sede in Valsugana. Cassa integrazione straordinaria per le prime settimane.L’Acciaieria ripartirà con i 102 dipendenti.Entro fine maggio torneranno tutti al lavoro.
BORGO - Entro fine maggio tutti i 102 dipendenti torneranno al lavoro. E nel giro di pochi mesi la Leali Steel (la società nominata dalla Klesch al posto del gruppo Leali) tornerà a produrre acciaio speciale. È questo il risultato dell’incontro avvenuto martedì nella sede della Confindustria di Trento. Davanti ai due sindacalisti Luciano Remorini (Fim Cisl) e Manuela Terragnolo (Fiom Cgil) ed i rappresentanti della rsu Ivan Mengarda, Ivo Boccher, Mariano Antonello, Gianni Stelzer e Mario Carraro, il rappresentante della nuova proprietà Luca Matteo Villa ha ribadito l’intenzione della società di arrivare entro fine mese a completare il piano industriale. «Siamo usciti dall’incontro decisamente soddisfatti - sottolinea Luciano Remorini - soprattutto per la conferma della piena occupazione per tutti i dipendenti ancora in forza allo stabilimento di Borgo. Dopo l’ammissione delle Acciaierie Valsugana alla procedura di concordato preventivo, aspettiamo ora buone notizie anche a Brescia. Se così fosse, dopo mesi e mesi di incertezze, si aprirebbe una nuova fase di rilancio per lo stabilimento di Borgo». Il primo passo della nuova proprietà è di arrivare all’affitto del ramo d’azienda per poi, in un secondo momento, procedere all’acquisto. «Per noi è fondamentale il fatto che la sede legale della società, la Leali Steel, sarà a Borgo. In Valsugana il gruppo metterà radici e da qui verrà gestita anche la produzione dello stabilimento di Odolo». Per le prime settimane tutti i lavoratori saranno messi in cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione dell’azienda. C’è infatti da provvedere alla pulizia dell’intera area, preparare i macchinari per la ripresa e sistemare i forni, da tempo fermi. I dipendenti saranno chiamati al lavoro a rotazione, il tempo necessario per arrivare entro il 2013 con la nuova produzione degli acciai speciali. Il tribunale di Trento ha nominato, dopo l’apertura della procedura di concordato preventivo delle Acciaierie, la dottoressa Monica Attanasio giudice delegato e commissario giudiziale la dottoressa Marilena Segnana. Per il prossimo 21 giugno è convocata nel capoluogo la prima udienza con tutti i creditori. «Attendiamo buone notizie anche dal tribunale di Brescia per fare chiarezza sul futuro dello stabilimento di Odolo - conclude Remorini -, un passaggio decisivo per la società Leali Steel e per la positiva conclusione di questo passaggio di mano tra la Klesch e il gruppo bresciano dei Leali ». Per lunedì prossimo, intanto, i sindacati hanno convocato un’assemblea dei lavoratori e per la fine del mese è previsto un nuovo faccia a faccia in Confindustria con la nuova proprietà. Da oggi i 102 lavoratori dello stabilimento di Borgo possono tirare un sospiro di sollievo. Con loro anche i tanti padroncini che in questi ultimi mesi sono stati costretti, loro malgrado, a fare i conti con una drammatica mancanza di lavoro. M. D.
2013-03-27
Fabio
Dalledonne: «Ho chiesto un incontro agli acquirenti, se tornerà a produrre sarà
necessario un accordo di programma che la tenga sotto la lente». «Sull’acciaieria ci sarà l’attenzione
massima». Il
sindaco: «Posti di lavoro, valenza sociale».
BORGO -
Acciaieria in salvo. Ma quando riprenderà la produzione? E il nuovo acquirente,
Leali Steel, sarà un «osservato speciale» da parte dei comitati ambientalisti e
da quanti fino ad oggi hanno vigilato sull’operato dell’azienda in merito alle
emissioni nocive? A queste domande, che molti cittadini di Borgo, e non solo,
si pongono, risponde il sindaco Fabio Dalledonne in una nota: «Tengo a precisare che, fino ad oggi, non abbiamo
ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’acciaieria o da parte
della Provincia, circa l’eventuale ripresa della produzione a metà aprile. Di
fronte a tale situazione di stallo, ho cercato di contattare dapprima gli ormai
ex proprietari, a quanto leggiamo dalla stampa nazionale e locale, nella
persona di Dario Leali in primis ed in seconda battuta con il signor Klesch,
per il tramite del proprio rappresentante in Italia. L’incontro con il signor
Leali non è ancora avvenuto, né so dire se avverrà ed in quali tempi. Mentre ho
richiesto un incontro con i nuovi acquirenti “svizzero-americani” che potrà
avvenire, auspicabilmente dopo Pasqua». L’attenzione da parte dell’amministrazione
comunale sarà massima, tiene a precisare il sindaco, «massima come lo è sempre
stata in passato» nelle vicende che a vario titolo hanno coinvolto le
acciaierie. «Ricordiamo altresì che tutta l’area risulta ancora quindi di
proprietà privata e che su di essa vige la destinazione urbanistica di area
industriale di interesse provinciale », continua Dalledonne. «E su questo mi
pare che la Giunta provinciale ed in modo particolare l’assessore Olivi siano
stati chiari». Lo scorso 20 marzo, infatti, lo stesso assessore dichiarava su l’Adige che «il sito produttivo trentino è all’avanguardia
nello scenario italiano, in ragione dei rilevanti investimenti effettuati
finalizzati al miglioramento degli standard produttivi rispetto all’ambiente». L’auspicio
del sindaco è che si prosegua nel cammino indicato dal protocollo d’intesa tra
Comunità di valle e Provincia nella realizzazione di un polo tecnologico in
Valsugana che catalizzi forze e risorse per la realizzazione dell’invocata da
più parti «green valley ». «Evidenzio - continua nella nota il sindaco - senza
retorica o demagogia, che resta altissimo in tutta la Valsugana il problema “occupazionale”
che progressivamente si sta evolvendo in una crisi sociale dalle preoccupanti
connotazioni. Appare evidente che questi cento posti di lavoro da mantenere sul
territorio assumono una valenza sociale oltre che economica straordinaria. Se l’acciaieria
tornerà a produrre, fermo restando l’assoluto ed inderogabile rispetto dei
canoni previsti dalla nuova autorizzazione integrata ambientale e dalla legge
ambientale a cui noi tutti abbiamo partecipato, se ne potranno ricavare utili e
preziose risorse di gettito fiscale da riversare sul territorio! Di questo tema
la Provincia e l’azienda devono esserne consapevoli. Ora, vicende giudiziarie
permettendo, sarà necessario valutare nuovamente i tempi e i modi per l’eventuale
sottoscrizione di un accordo di programma, che tenga l’acciaieria sotto la
lente d’ingrandimento a tutela della popolazione, dei lavoratori, dell’ambiente
e della dignità di questo territorio che già tanto ha pagato in termini ambientali
(anche se non solo per l’acciaieria)». N. B.
2012-11-16
Massimo Cecconi ricorda l’indagine
Acciaieria: i meriti di Giuliano
Lo studioso Massimo Cecconi interviene nel dibattito in corso tra quanti stanno raccogliendo elementi sulle ricadute dell’Acciaierie. Cecconi precisa che «i suggerimenti dell’avvocato Mario Giuliano sono stati non solo importanti ma addirittura decisivi nell’innescare quella corposa serie di azioni che ha poi condotto al procedimento per gli sforamenti del monossido di carbonio uscente dai due camini E1 ed E2 dell’impianto siderurgico Acciaierie Valsugana. «Potemmo così riscontrare e documentare » scrive Cecconi «che flussi di massa del monossido di carbonio risultarono elevati ed in diversi casi oltre il limite di legge».
2012-11-07
BORGO - In riferimento a quanto affermato dall’avvocato Mario Giuliano a pag 37 dell’Adige del 2 novembre 2012, i firmatari della segnalazione al Corpo Forestale dello Stato, contenente materiale video e documenti relativo alle emissioni dell’impianto Acciaierie Valsugana tengono a precisare:
1. La segnalazione,
consegnata direttamente al Corpo Forestale dello Stato, è datata 15 maggio 2011
e protocollata dal Corpo Forestale di Enego il 18.05.2011.
2. Tra
i firmatari non compare il nome dell’avvocato Mario Giuliano.
3. L’avvocato
Mario Giuliano ha riferito parte dei dati contenuti nella segnalazione durante
un’assemblea pubblica a Borgo Valsugana tenutasi il giorno 31 maggio 2011,
quindi posteriore alla nostra segnalazione.
4. La
segnalazione da noi effettuata non contemplava l’assistenza da parte di un
legale.
5.
Abbiamo voluto rimanere anonimi nel rispetto di tutte le persone che hanno
collaborato a più riprese all’acquisizione dei dati presentati al Corpo
Forestale dello Stato.
6. In
questo lavoro di raccolta ed elaborazione dati l’avvocato Mario Giuliano non ha
ricoperto un ruolo primario ma di collaboratore.
2012-07-14
Borgo. Acciaierie, Rigo e Baldi interrogano. I dati siano pubblici.
BORGO - Quattro mesi fa la Commissione ambiente della Comunità aveva
scritto al presidente Sandro Dandrea e alla giunta formulando delle
richieste precise, ribadite in maggio dall’assemblea, in merito alle Acciaierie
Valsugana. Con una interrogazione i consiglieri di Aria Nuova Lorenzo Rigo e
Lucia Baldi tornano alla carica per sapere se l’esecutivo si sia
attivato per l’installazione di telecamere esterne allo stabilimento. «In marzo
era stato chiesto anche l’impegno affinché tutti i dati, sia dei controlli dell’Appa
che di quelli in possesso dell’azienda, vengano messi a disposizione dell’assessore
all’ambiente e della commissione. È stato fatto qualcosa?». Rigo e Baldi
chiedono anche se sia stato chiesto all’Azienda sanitaria di interpretare e
approfondire tutti i dati epidemiologici che interessano i cittadini residenti in
prossimità dell’azienda. A suo tempo, la stessa presidente della Commissione
ambiente Margherita Fabris ribadiva la necessità di leggere soprattutto
i dati sui tassi di mortalità di sviluppo di alcune patologie superiori ad
altre zone della regione, cercando di capire se esiste una possibile causa ambientale
di tale differenza. M. D.
2012-05-19
Valsugana. «È falso dire che non ho difeso tutti». Intanto ieri, alla scadenza, sono
partiti i bonifici. Giuliano: «La misura è colma».
VALSUGANA - «Ho
fatto di tutto per evitare una rottura, che spero rimanga solo morale, ma che è
già una ferita sanguinante per tutti, anche per coloro che ora rimangono da
soli». Così l’avvocato Mario Giuliano, rappresentante
delle parti civili nella class action contro le acciaierie Valsugana, commenta
le ultime «sortite» di chi «sta cercando di far apparire che l’esito che si è
determinato sia una mia responsabilità». Il riferimento è alle dichiarazioni
rilasciate all’Adige (edizione dell’1 maggio, ndr) da Francesca
Ferrai e Marco Rigo. Il
legale cita la memoria depositata il 31 ottobre 2011 (tutti gli atti del
procedimento sono consultabili sul sito del «Comitato 26 gennaio» (comitato26 gennaio.blogspot.it)
e aggiunge: «La mia condotta professionale è coerente, dall’inizio alla fine ho
sostenuto che andavano risarciti tutti. Gli autori di tali affermazioni
meriterebbero una querela che per il momento risparmio loro. Mi auguro che non
vogliano insistere». Intanto ieri, alla scadenza del termine di un mese (l’ultima
raccomandata era stata ritirata il 17 aprile), l’avvocato Giuliano ha ordinato
i primi 116 bonifici; oggi ne seguiranno altri fino a coprire tutti coloro che
hanno intimato al legale di versare i 1.000 euro del risarcimento suddiviso tra
le 248 parti civili costituite prima del 3 febbraio 2011, escludendo tutti gli
altri (560 gli ammessi). La quota viene rimborsata detratte le spese. «Si
continua a fare disinformazione attribuendo all’ordinanza e alla sentenza un
valore che non hanno - precisa ancora il legale - inducendo la gente a ritenere
che la partita sia chiusa, quando invece quei provvedimenti non impediscono l’esperimento
di una causa civile a nessuno, neppure ai cittadini del comprensorio (e di
Levico) non costituiti. Deve invece essere chiaro che coloro che hanno preteso
tutto per loro, lo hanno fatto facendosi forte del volere della controparte,
alcuni spingendosi addirittura a querelarmi. In modo temerario, visto che non
ho mai inteso appropriarmi di alcunché, ma ho solo tentato di fare chiarezza e
di ottenere risposte di cui avevo bisogno». Giuliano conclude ringraziando
coloro che hanno donato al Comitato 26 gennaio, «che sarà così in grado di
proseguire nella ricerca soprattutto sul versante sanitario-epidemiologico, che
è quello più serio, a dispetto di coloro che hanno cercato di impedirlo».
2012-05-08
«Fumo negli occhi», un’altra querela a carico
di Giuliano. Altri 13 cittadini contro l’avvocato. BORGO
BORGO - Si infittiscono le fila dei cittadini
costituitisi parti civili nel processo «Fumo negli occhi» (vicenda acciaieria),
contro l’avvocato Mario Giuliano. Nei
giorni scorsi è stata depositata un’altra querela a carico del legale che ha
patrocinato 560 assistiti, consegnata nelle mani dei carabinieri di Borgo
Valsugana, firmata da tredici cittadini. Un atto che è seguito ad una precedente
querela, che era stata depositata la settimana precedente alla Procura di
Trento, sottoscritta da undici persone e a cui il legale aveva risposto
dichiarando: «Sono stato diffamato, ora con questa querela ridicola vengo anche
calunniato». «Dal momento in cui la sentenza è stata resa esecutiva - si legge
nel testo del documento presentato ai Carabinieri di Borgo - abbiamo atteso che
l’avvocato Giuliano applicasse l’ordinanza versando sul conto corrente degli aventi
diritto la cifra stabilita (1000 euro quantificati dal giudice Carlo Ancona ai
soli residenti nel comune di Borgo Valsugana a titolo di risarcimento parziale,
254 mila euro in tutto da dividersi tra 248 costituiti). L’avvocato è stato
sollecitato più volte verbalmente oltre che per iscritto a rendere esecutiva la
sentenza liquidando gli aventi diritto. Altro motivo di contestazione - si
legge ancora nel testo - è la mancata ricevuta della fattura espressamente
richiesta». N. B.
2012-05-01
Mario Giuliano, che ha patrocinato le parti
civili contro le Acciaierie Valsugana, accusato da alcuni clienti. Gli
assistiti litigano con l’avvocato.
NICOLETTA BRANDALISE
BORGO - Alcuni dei 248 costituti di parte civile nella class
action contro le acciaierie Valsugana rispondono alle dichiarazioni dell’avvocato
Mario Giuliano, che li ha patrocinati nel procedimento giudiziale,
rilasciate al nostro giornale domenica: «Nessuno di noi ha sposato la causa per
avere un rimborso economico - spiega Francesca Ferrai una dei costiuiti
- abbiamo solo pensato che la vicenda doveva concludersi con la sentenza del
giudice che ha disposto la liquidazione ai soli residenti del comune di Borgo
di 1.000 euro ciascuno. Anche noi crediamo che la somma andasse divisa tra
tutti (560 le parti civili ammesse ndr) ma ci aspettavamo che l’avvocato facesse
presente la questione dell’equanimità del risarcimento in tribunale, in sede
dibattimentale, prima dell’emissione della sentenza». «Il legale deve versare subito il
risarcimento» . Dopo le richieste al legale da parte residenti di Borgo di fare
chiarezza, tutte, a loro dire, con esito infruttuoso e a seguito di una lettera
raccomandata dello stesso Mario Giuliano a tutti i costituti, giovedì scorso,
riferiscono gli interessati, è stata predisposta da dodici di loro una querela
a carico dell’avvocato. Una signora è riuscita ad interloquire direttamente con
Giuliano per chiedere conto delle somme non ancora versate: «Gli ho fatto presente
che se entro dieci giorni non avesse provveduto a liquidarmi la somma che mi
spetta sarei partita con l’ingiunzione di pagamento - racconta - Mi ha risposto
che avrebbe liquidato tutti entro la fine di aprile. Ma così non è stato. È
bene che proceda subito a pagare ognuno di noi perché ci deve anche gli
interessi ». Da Marco Rigo, dei Medici Isde additati dall’avvocato per avere
rifiutato qualsiasi altra indagine sanitaria, arriva la replica: «Mi chiedo
come mai l’avocato - scrive Rigo - non abbia espresso le sue opinioni in tribunale,
quando si dibatteva dei risarcimenti alle parti civili. Forse era impegnato ad
esternare con i giornalisti tanto più che lui stesso ha affermato di aver
cercato invano un abboccamento con il giudice dopo che la sentenza era già
stata depositata. Come medici Isde noi ci stiamo ancora occupando delle
delicate questioni ambientali della Valsugana e delle loro implicazioni sulla
salute, questo grazie soprattutto al lavoro e alla collaborazione del prof.
Iobstraibizer, in contatto con l’ Università e il Cnr di Padova e l’Università di
Trento, cercando sempre di non abbandonare il solco del rigore scientifico e
dell’onestà intellettuale, resistendo a pressioni e metodi di puro stampo
ideologico».
LA REPLICA. «Non posso favorire alcune parti civili rispetto ad altre». «Una querela
ridicola. Ora vengo calunniato»
TRENTO - «Sono stato diffamato prima, ora con questa
ridicola querela vengo anche calunniato». L’avvocato Mario Giuliano ha
tentato fino all’ultimo di non spezzare il fronte della battaglia civile che
oppone gli abitanti di Borgo al resto delle parti civili residenti in altri
comuni limitrofi, ma sembra che ormai la frattura sia insanabile. «Tranquillizzo
tutti - dice - non sono scappato con i soldi in Thailandia, ma non posso aderire
alle richieste di una parte dei miei assistiti che vorrebbero tutto per loro. Su
questo tema è stata fatta molta disinformazione. Ripeto per l’ennesima volta che
il provvedimento giudiziale non ha valore di discriminazione tra le parti
costituite. Non è una sentenza di accertamento del danno che stabilisce chi ha
diritto ad un risarcimento e chi no. Ricordo che in giudizio ho portato
elementi scientifici che dimostrano come un danno dall’inquinamento prodotto
dallo stabilimento lo abbiano patito tutti i residenti nel comprensorio. L’Acciaieria
poi ha fatto un’offerta di liberalità. La tattica evidente di quello che nel
giudizio è il nostro avversario è quello di dividere le parti civili». Cosa
farà ora Giuliano, dopo aver ricevuto l’intimazione da parte di circa 170 suoi clienti
di Borgo? «A gennaio ho inviato a tutti un modulo in cui spiegavo le
problematiche e chiedevo come procedere. Ho ricevuto solo un terzo delle
risposte. Di recente ho spedito una raccomandata con un altro modulo in cui
chiedevo come procedere. A questo punto bonificherò a chi ne ha fatto richiesta
la quota, detratte le spese, calcolata dividendo per 565 parti civili la somma.
Con il resto farò un deposito liberatorio, magari presso un notaio, visto che è
da considerare parte contenziosa. Io, come legale di tutte le 565 parti civili,
non posso decidere di favorirne alcuni a discapito di altri».
2012-04-29
Class action, contesa sui soldi
BORGO - Si litiga sulla divisione dell’acconto
risarcitorio assegnato in sede di oblazione nella «class action» promossa della
popolazione valsuganotta contro l’Acciaieria Valsugana. Al pieno successo dell’iniziativa,
partita da un ristretto numero di persone, ha contribuito il fatto che l’azione
si è poi estesa a una parte consistente dei censiti di Borgo, fino a portare il
numero delle parti civili rappresentate dall’avvocato Mario Giuliano a
565. Ma a insistere per la divisione della cifra di 240 mila euro, sulla base
dell’ordinanza che menziona solo una parte dei costituiti, contro il parere dell’avvocato
Giuliano che propone una divisone tra tutte le parti civili, sono i 248
residenti di Borgo costituiti prima del 3 febbraio 2011 (cioè prima dell’offerta
di oblazione). Non tutti per la verità: sarebbero circa 170, quindi i due
terzi, coloro che in queste settimane hanno fatto pervenire all’avvocato
Giuliano un’intimazione a versare loro 1.000 euro entro 10 giorni. «Purtroppo è
stata avviata una campagna di disinformazione sul mio operato che parte dall’assemblea
del gennaio scorso ad opera di una frangia frondista - dice il legale -. E
tutto è riconducibile alla mia proposta di far decollare il procedimento di
disastro ambientale a mezzo di nuove analisi e di una ricerca epidemiologica
sulla base delle cartelle cliniche di persone che hanno sofferto di patologie tumorali,
cardiologiche o allergiche». Come si ricorderà in occasione dell’assemblea di
gennaio, il legale della class action aveva proposto di destinare l’intera somma
alle ulteriori iniziative giudiziarie. Da allora la situazione si è fatta
incandescente. L’avvocato Giuliano, in aperto contrasto con il dottor Marco
Rigo e la dottoressa Di Carlo che rifiutano qualsiasi indagine
sanitaria per proseguire l’azione giudiziaria, ha preso le distanze dall’Associazione
Valsuganattiva, costituendo il Comitato 26 gennaio. E proprio la scelta di far
beneficiare solo alcuni dell’acconto risarcitorio, secondo l’avvocato Giuliano,
«ha il fine di dividere il fronte delle parti civili per ridurre l’impatto
delle ulteriori iniziative». Adesso il legale della class action è impegnato a
contattare tramite raccomandata tutte le 565 parti civili perché esprimano la
loro volontà circa l’assegnazione del risarcimento. Secondo l’avvocato Giuliano
la divisione tra i soli residenti a Borgo costituiti prima del 3 febbraio 2011
rappresenterebbe una «discriminazione, in quanto giuridicamente l’ordinanza non
ha alcun valore dal punto di vista dell’accertamento del danno e dell’individuazione
dei danneggiati, ma va intesa solo come criterio per la determinazione della somma
da pagare da parte degli imputati per essere ammessi all’oblazione». All’avvocato
Mario Giuliano è giunta la solidarietà da oltre oceano dell’astrofisico Massimo
Cecconi che si dichiara «disgustato » per la pioggia di intimazioni inviate
«all’onesta “toga verde” che da due anni si sta occupando, anima e corpo, della
questione sanitario-ambientale che a colpito la nostra valle».
25-01-12
Domani a Trento Stefania Divertito presenta il volume sui protagonisti di
molte battaglie. IL LIBRO. La terra
violata. Quelle toghe in trincea per ambiente e salute.
RENZO M. GROSSELLI
RENZO M. GROSSELLI
Un viaggio tra i veleni, i soldi, la politica. Un viaggio nella morte,
degli uomini e della natura. Ma anche un tragitto di lotta e di speranza. È
quello di un’autrice attesa domani a Trento, Stefania Divertito, giornalista d’inchiesta napoletana, specializzata in
tematiche ambientali. Che ci diverte descrivere come lei stessa fa nel libro «Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie
civili» (edizioni Verdenero,
prefazione di Erri De Luca, con una intervista finale di Raffaele Guariniello, 14 euro): arruffata e puntuale, accaldata e con le
scarpe sbagliate. Via col cuore e con la penna a raccontare di un’Italia che
svende il suo territorio e lo piaga, immolandolo alla presunta necessità di
dover produrre certi tipi di energia o anche per l’incapacità di affrontare
razionalmente il problema dei rifiuti e, ancora, per la pura logica del
profitto che ha usato l’amianto e usa ancora le acciaierie, situate talvolta
propri nei centri urbani. Alcune delle pagine di «Toghe verdi» sono proprie
dedicate alle Acciaierie di Borgo Valsugana. Un libro che è anche scrittura, che va via lieve,
perché Divertito ama l’ambiente e gli uomini, ma anche la parola. In Italia, ci
racconta, esistono trecento eco-avvocati del Wwf e molti altri «sciolti» che
dedicano tempo, spesso i loro soldi e comunque la loro professionalità nella
difesa delle giuste cause: contro gli scempi ambientali che, sempre, sono anche
scempi di umanità. Perché l’ambiente è il luogo in cui l’umanità vive ma anche
perché le offese di un certo tipo di industria, sia essa chimica o delle
costruzioni, sempre alla fine colpisce direttamente l’uomo: togliendogli
l’acqua tramite la costruzione di una ferrovia nel luogo sbagliato o
direttamente la vita attraverso l’amianto. Oltre agli avvocati «tanti sono i
magistrati che per anni hanno rincorso l’industriale di turno temendo lo
scorrere del tempo, che quasi sempre vuol dire prescrizione». l libro ci
avvicina al lavoro dell’avvocato Giuliano Rodolfi che si batte nel Mugello contro i disastri ambientali provocati
dall’alta velocità ferroviaria che ha prosciugato corsi d’acqua, inquinato
falde, «seccato» una delle zone più suggestive della Toscana. «Un’opera
strategica» per i destini d’Italia, che non poteva passare da un’altra parte
«perché avrebbe attraversato la fonte dell’acqua San Pellegrino» e che è stata
realizzata su un progetto sperimentale, che è avanzato per tentativi e con
valutazioni di impatto ambientale non in grado di sciogliere i punti
interrogativi di un lavoro enormemente complesso. E anche con la
corresponsabilità di sindaci che hanno chiuso un occhio di fronte alle
«compensazioni» in denaro che ne venivano al loro Comune. Quell’alta velocità è
anche la battaglia di Gianni Tei, procuratore di Firenze. La Tav i danni li ha fatti anche a Firenze
dove si è inventata una stazione ferroviaria sotto terra che ha obbligato a
spostare scuole e ha messo in pericolo la stabilità di una vasta zona urbana.
Per pochi minuti da guadagnare sulla tratta Firenze-Bologna. E con il sindaco
Renzi che era contrario ma che poi «si è, come si dice, ammorbidito». Poi il
libro rifà la storia di una delle maggiore discariche di rifiuti d’Europa,
quella di Malagrotta a Roma. Ci hanno lottato uomini, I U comitati, avvocati e magistrati. Sessanta milioni di tonnellate di
rifiuti sversati dagli anni ‘60 e... distruzione di territorio, falde. Qui i
protagonisti «verdi» sono le avvocatesse Francesca Romana Fragale, Vanessa
Ranieri, Vittorina Teofilatto. Gente che paga il fio: «Rubando tempo alla
famiglia, serate, giorni di riposo». Non solo Sud. Ecco la centrale Enel del
Polesine, nel Parco regionale del Delta del Po. Era elettrica e si è Padana che
è definita dall’Arpav locale «una delle aree più inquinate d’Europa». Poi la
storia dell’amianto, delle mille vite di operai immolate sull’altare del
profitto, tra negligenza e della menzogna. Ci lotta Ezio Bonanni, avvocato di
Cassazione. A Sud e a Nord l’amianto, nelle ferrovie ma anche nella cosmetica.
Pochi sanno che in Piemonte, dove ci sono le più importanti cave, i filoni
corrono vicini a quelli di talco. E le stesse macchine sono state usate per
triturare amianto e talco. Ci sono vittorie in questa battaglia, costose. Una
di queste è stata la costituzione del Fondo vittime dll’amianto, operativo dal
2011. oi la città del petrolio, città dei Moratti in Sardegna: Sarroch e la
raffineria Saras. L’ambiente sacrificato, operai che hanno pagato con la vita.
Lì, le figure positive sono quelle del procuratore Emanuele Secci e
dell’avvocato Carlo Amat. Eroi estremisti? «Io non sono né industrialista, né
antindustrialista. Credo che bisogna fare le cose per bene. Controllare e
rispettare la legge». Perché sotto accusa non è l’industria in sé, la politica
in sé. È un capitalismo che asserve la politica e fa di ogni risorsa uno
strumento del profitto. C’è anche un avvocato trentino nel libro della
Divertito. È Mario Giuliano che difende 560 parti civili nel processo contro i vertici delle
Acciaierie Valsugana e 55 abitanti di Roncegno nel processo sulla cava di Monte
Zaccon. Avvocato che all’azienda, accusata di aver inquinato il territorio, ha
chiesto 40.000 euro di provvisionale per ogni cittadino di Borgo e che sta
pensando ad una class action civile. Divertito, che ricorda il ruolo dei Medici
per l’ambiente, qui dimentica forse il ruolo del procuratore di Trento
Alessandra Liverani. Perché un’Italia così? Lo scrittore Erri De Luca
nell’introduzione al libro: «Finché non si sequestrano i beni degli
avvelenatori, accorpandoli allo stesso regime di confisca delle fortune
illecite di mafia, restano rose e fiori per i responsabili». Multe e ammende,
sono fatte di pochi soldi mentre gli affari sono enormi. Che fare? La risposta
di Raffaele Guariniello: «Il mio sogno è una superprocura nazionale
specializzata in tematiche ambientali». Un libro militante quello di Divertito.
I buoni e i cattivi, senza vie intermedie. Ma se guardiamo a come negli ultimi
cento anni abbiamo ridotto questa Terra, possiamo dire che la parte è quella
giusta. Il volume di Stefania
Divertito sarà presentato domani, giovedì, alle 18, alla sede della Sosat in
via Malpaga 17 su iniziativa dell’associazione ValsuganAttiva. P voluta trasformare in centrale a «carbone pulito». Il protagonista è
l’avvocato Matteo Ceruti. «Somigliante a Ricky Tognazzi giovane, le dita
affusolate». Hanno cambiato la legge regionale del Parco per poter avviare la
trasformazione della centrale. È difficile vincere queste battaglie. Ma diventa
quasi impossibile quando le regole, visti gli alti capitali in gioco, cambiano
in corsa. Anche in quella pianura Fra i personaggi citati l’avvocato Mario Giuliano che rappresenta le
parti civili nella causa contro i vertici delle Acciaierie Valsugana Erri De
Luca nell’introduzione propone di confiscare i beni degli avvelenatori E
Guariniello sogna una superprocura ecologica NEL MIRINO L’acciaieria di Borgo di cui si parla nel libro
di Stefania Divertito, che domani alle 18 sarà a Trento (sala Sosat) con Renzo
Maria Grosselli SAGGI.
«Pedibus» indica una via per salvare le città
dalle auto Camminare, piccola
rivoluzione e automobili che
assediano le scuole agli orari di entrata e di uscita sono un indicatore di
quanto la società italiana sia ancorata a un vecchio e dannoso modello di
mobilità. Ce ne parla un volumetto edito dall’associazione GotoEco di Gorizia
(www.gotoeco.it) intitolato «Pedibus», con saggi di Elena Debetto, Claudia Marcon, Alessandra Marin, Adriano Venudo,
Francesca Visintin, che indaga l’alternativa possibile e in qualche caso già praticata:
andare a piedi. Cosa che possono fare anche i bimbi, divertendosi e incontrando
nuove occasioni di conoscenza, accompagnati da qualche adulto (anche i genitori
o i nonni a turno). Le attuali ricerche di modi di vivere e costruire città più
sostenibili, si legge nel volume, puntano verso forme di produzione e di
smaltimento più pulite, di mobilità più leggera e a minor impatto ambientale,
ma il traguardo, soprattutto all’interno delle L città, medio piccole, rimane sempre e comunque quello della mobilità
pedonale. Muoversi a piedi, per ridurre traffico, emissioni, consumi (di
suolo), è forse il primo vero antidoto. Questa è anche un’occasione per ripensare
lo spazio pubblico della città, per sperimentare tecniche e strumenti di
intervento più «leggeri», non necessariamente «istituzionali», duraturi,
immobili e costosi, ma flessibili, a basso costo, ed egualmente efficaci.
24-01-2012
Braccio di ferro su Monte Zaccon
Il legale: è una sanatoria nascosta
La Provincia: ha preso una cantonata
Una «sanatoria nascosta». Non usa mezzi termini Mario Giuliano, legale di 54 cittadini residenti a Roncegno nel processo per i rifiuti conferiti al sito di Monte Zaccon. L’avvocato sostiene che una norma in materia di ambiente “infilata” dalla giunta provinciale nella finanziaria approvata a dicembre di fatto si porrebbe come un “colpo di spugna”: «Il significato pratico - spiega Giuliano - è che i rifiuti illegalmente conferiti a Monte Zaccon rimarranno dove sono». E così il legale ha scritto al Commissario del Governo affinché, a norma di Statuto, valuti se trasmettere gli atti alla Corte costituzionale per verificare la compatibilità della norma provinciale con l’ordinamento nazionale. Il caso, però, è stato disinnescato dalla Provincia secondo cui, nella sostanza, l’avvocato Giuliano avrebbe preso una «cantonata». «Il legale si sbaglia - spiegava ieri sera l’assessore all’ambiente Alberto Pacher - quella norma non riguarda affatto Monte Zaccon che è un sito di ripristino ambientale e non una discarica». L’avvocato Giuliano punta il dito in particolare contro l’articolo 86 ter («Regolarizzazione dello smaltimeno di rifiuti») introdotto nel testo unico delle leggi provinciali in materia di ambiente attraverso la legge finanziaria. «Indipendentemente dalle sanzioni penali e amministrative, lo smaltimento di rifiuti non pericolosi in difformità dall’autorizzazione dell’impianto prevista dalla normativa vigente può essere regolarizzato sotto l’aspetto autorizzativo, da parte dell’autorità competente, se si verifica una delle seguenti condizioni: i rifiuti posseggono i requisiti previsti dalla normativa vigente per l’ammissibilità nella specifica tipologia di impianto; sia accertato, mediante analisi di rischio, che non esiste rischio per l’ambiente e la salute pubblica...». Nella lettera inviata al Commissariato del governo, l’avvocato Giuliano rileva che la norma citata «consente di sanare ex post la discarica abusiva, in questo modo ponendo nel nulla una condanna giudiziale e pregiudicando i diritti degli abitanti ad un ripristino effettivo». E aggiunge che «tale norma è evidentemente incostituzionale in quanto in questa materia la Provincia può normare in modo più restrittivo rispetto alla normativa statale, ma non può farlo in senso meno restrittivo ». La Provincia ha risposto con una nota per spiegare che il problema non sussiste anche perché Monte Zaccon con la norma citata non c’entra nulla. Quello della Valsugana è un sito di ripristino, mentre l’articolo 86 ter si applica alle discariche. «Né questa situazione cambia - precisa la Provincia - se in sede penale monte Zaccon viene ritenuta una discarica abusiva, proprio perché l’articolo si applica solo alle discariche già autorizzate, nelle quali sono (o sono stati) conferiti, ai fini dello smaltimento, rifiuti non previsti dal relativo provvedimento autorizzatorio». E neppure ci sarebbero “interferenze” con la sentenza penale che, oltre alla condanna ad un anno dell’imprenditore Simone Gosetti, condannava l’imputato al ripristino ambientale. Anzi, pare che la norma finita nel mirino di Giuliano in realtà sia nata soprattutto per le cantine vitivinicole che hanno avuto problemi di smaltimento dei residui della lavorazione.
27-10-2011
L’avvocato Giuliano lo ha filmato.
L’azienda: «Subito intervenuti»
Fuoco in
Acciaieria, il legale accusa
BORGO VALSUGANA - Nulla passa inosservato di quanto accade alle
Acciaierie Valsugana spa di Borgo Valsugana. L’avvocato Mario Giuliano,
patrocinatore di 560 cittadini costituitisi parte civile nel processo «Fumo
negli occhi» ha presentato un nuovo documento filmato prodotto dallo stesso
legale che sarà trasmesso alla Procura di Trento. In un comunicato Giuliano
auspica che «il filmato possa arricchire quantomeno un’ipotesi di incendio colposo
il nuovo procedimento aperto in seguito alle nostre denunce riguardanti altre
esplosioni». L’incendio dell’altra sera viene confermato dall’Acciaieria
Valsugana che con una nota precisa: «La squadra antincendio interna, in forze
allo stabilimento, ha provveduto immediatamente a mettere sotto controllo il
focolaio; come da prassi sono stati contattati i Vigili del fuoco che, a fiamme
già sotto controllo, hanno proceduto allo spegnimento definitivo e verificato
lo stato di sicurezza dei luoghi. Sul posto sono intervenuti anche i
Carabinieri. E’ stata rilevata la causa non dolosa delle fiamme e l’allarme è rientrato.
Non si segnalano danni a persone». Il contenuto del film dell’avvocato Giuliano
riproduce tre esplosioni rilevate l’altra notte a partire dalle 21.23 e
sprigionatesi all’interno del box scorie nel momento dello sversamento dalla
paiola e un incendio sviluppatosi poco dopo. «Con la prima esplosione - dice
Giuliano - un frammento supera di gran lunga l’altezza dei camini e va a schiantarsi
dietro uno di essi. Con la terza esplosione viene irrorata di materiale incandescente
l’intera falda ovest del tetto e un frammento atterra a metà strada tra la
cappa e il bordo ovest, a circa 50 metri dal punto da dove si è originata l’esplosione».
Dall’espulsione di materiale incandescente trae origine l’incendio documentato
da Giuliano: «Della durata di mezz’ora - osserva ancora l’avvocato - tanto da costringere
un testimone di passaggio sulla strada sottostante lo stabilimento a fermarsi
con l’automobile per timore di essere investito dal materiale incandescente». Acciaieria
Valsugana Spa annota, come già fatto in precedenti occasioni, «che nelle
giornate di pioggia è possibile che nell’area dello stabilimento vengano rilevati
alcuni bagliori durante le fasi di evacuazione scoria. Tali effetti rientrano nell’ambito
della normalità della lavorazione non comportando pericolo né per il personale
che opera direttamente nel processo produttivo, né per la popolazione che
risiede o si trovasse a transitare nei dintorni dello stabilimento». N. B.
16-05-2010
Nicoletta Brandalise BORGO -
Ieri l'affondo del presidente Lorenzo Dellai e dell'assessore Ugo Rossi sui
dati raccolti da Medici Isde nel consiglio provinciale.
Nicoletta Brandalise BORGO - Ieri l'affondo del presidente Lorenzo
Dellai e dell'assessore Ugo Rossi sui dati raccolti da Medici Isde nel consiglio
provinciale. Un affondo che ne scredita di fatto la posizione, negando
l'impiego ufficiale del Corpo forestale dello Stato della stazione di Enego e,
rileva la pressoché simile incidenza di patologie tumorali in Valsugana e in
altre vallate trentine. Un intervento che ha sollecitato i medici Marco Rigo,
Roberto Cappelletti, Maria Elena Di Carlo e Massimo Cecconi alla diffusione di
un comunicato stampa, che riportiamo: «Al di là di inutili polemiche che
comunque si chiariranno nei prossimi giorni, riteniamo doveroso riportare il
confronto su aspetti concreti e tecnici. Ricordiamo che l'associazione medici
per l'ambiente - Isde - ha lo scopo di fornire conoscenze scientifiche su
problematiche ambientali che incidono sulla salute degli individui e di metterle
a disposizione non solo dei cittadini, ma anche e soprattutto dei decisori
politici che spesso ignorano questi argomenti. In merito ai dati sugli aborti
spontanei, al di là di quanto afferma l'assessore Rossi, ricordiamo che fino al
2006 in Bassa Valsugana vi era un tasso di 8,4 per mille abitanti, contro una
media provinciale del 5,9 per mille, valore a sua volta superiore alla media
italiana (dal Rapporto sullo stato del servizio sanitario provinciale - 2006
che riporta testualmente che i dati della Bassa Valsugana sono in maniera
statisticamente significativa "più elevati dell'atteso". Come non
accostare questi dati ai valori della qualità dell'aria di Borgo Valsugana?»,
continua la nota dei Medici. «Dal 2002 al 2006 si sono registrati i peggiori
dati della qualità dell'aria ai quali ha contribuito sicuramente l'acciaieria
con un aumento consistente della produzione in quegli stessi anni (le attività
industriali possono contribuire fino al 60% sul livello di Pm10). Per quanto
riguarda i tumori, sappiamo che dal quadriennio 95-98 al quadriennio 99-2002 vi
è stato in Provincia di Trento il raddoppio dei tumori infantili. Quali altre
prove vogliamo avere del degrado ambientale del nostro Trentino? I dati
pubblicati sono fermi al 2002, cosa aspettiamo ad aggiornarli? Riteniamo
inoltre che i dati dei tumori per comprensorio non siano sufficientemente
indicativi perché esiste una diluizione del campione con ampie zone a
bassissima esposizione. Urge uno studio che metta in relazione i tassi tumorali
nelle zone a maggior ricaduta delle polveri dell'acciaieria. Per quanto
riguarda i recenti campionamenti provinciali delle trote nella Rosta Fredda
accanto all'acciaieria, si precisa che, a differenza di quanto ha affermato
l'assessore Rossi, la situazione non è affatto tranquillizzante. Infatti pur
con le dovute obiezioni riguardo al campionamento, alcuni valori superano le
soglie di attenzione a tal punto da ritenere inquinato da Pcb il sito in esame.
È altresì scandaloso registrare un atteggiamento asettico da burocrati sui dati
delle polveri trovate in quantità elevata e con diversi contaminanti
cancerogeni, sparse per tutto il paese dove si ha un potenziale contatto da
parte dei bambini. Riteniamo assolutamente fuorviante sostenere che non
esistano limiti per le polveri, facendo leva su una interpretazione pretestuosa
della parola "suolo", quando lo stesso decreto legislativo 152/2006
ricomprende nella definizione di suolo anche le infrastrutture e gli edifici.
Del resto è assurdo sostenere che la diossina sia pericolosa a 30 centimetri
sotto terra e invece non lo sia sul davanzale della finestra».
Dal presidente massima
apertura, ma nel rispetto dei ruoli, dell'opinione pubblica e della gente Il
governatore Dellai: «Adesso basta lo dico io!»
TRENTO - «Adesso basta lo dico io!» sbotta il presidente Lorenzo Dellai
, interpellato sul nuovo comunicato diramato ieri dai Medici per l'ambiente (
ne riferiamo sopra ). «Perché - continua - non siamo in presenza di un
conflitto tra due parti che dicono cose diverse, siamo in presenza di una
pubblica istituzione che svolge le funzioni previste dalla legge e dall'altra
c'è un gruppo di privati cittadini che ha deciso, per ragioni che io non
conosco, di contestare a 360 gradi il lavoro delle istituzioni, ha deciso di
scatenare una guerra mediatica che sta generando solo paure, ansie e
preoccupazioni ingiustificate tra i cittadini». Dellai ricorda che analisi e
controlli sono stati fatti da tecnici e funzionari che «sono pubblici
ufficiali», in piena collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, e «i
dati sono quelli dei registri ufficiali epidemiologici europei». Poi apre le
porte: «Se questi privati cittadini vogliono collaborare con noi - sono mesi
che lo diciamo - saremo ben lieti, metteremo a loro disposizione tutte le informazioni,
tutte le relazioni tecniche, ascolteremo i loro consigli e se ci sarà necessità
di ulteriori indagini, ulteriori rilevamenti, li faremo, anche se stiamo
facendo sulla Valsugana una quantità di indagini e di rilievi che non ha
probabilmente paragoni in Europa». Massima disponibilità: i Medici per
l'ambiente siedano al tavolo tecnico che si riunisce martedì, ma nel rispetto
dei ruoli. «Io come politico devo far parlare i tecnici e chi ha la
responsabilità per legge - conclude Dellai - per questo dico basta, perché
stiamo andando oltre il ragionevole. Tutto quello che va nel senso di dare
sicurezza e certezze non verrà tralasciato, ma nel rispetto dei ruoli,
dell'opinione pubblica e della gente che non può essere bombardata in un modo
che crea ansie e paure ingiustificato».
Estratti da Trentino
24-01-2013
«Fare causa? Non ci sono elementi».
Dalledonne: «C’era un progetto per bloccare i lapilli, ho il sospetto che ci sia stato un sabotaggio».
«Fare causa? Non ci sono elementi».
Dalledonne: «C’era un progetto per bloccare i lapilli, ho il sospetto che ci sia stato un sabotaggio».
«Perché non ci siamo costituiti parte civile?
Perché non eravamo in grado di documentare una richiesta danni credibile. E
poi siamo già esposti finanziariamente». I comitati attendono l'udienza e, il
sindaco Fabio Dalledonne, tirato in causa, risponde candidamente. «Nel primo processo eravamo sostenuti da pareri,
documentazioni, c'era l'indennità per 40 anni di Acciaieria. Abbiamo chiesto
11.5milioni, ricevendo 40mila euro- spiega- L'ipotesi è stata valutata con
l'avvocato Sarre Pirrone ma non abbiamo sufficiente materiale per i capi
d'imputazione: in due anni hanno lavorato 20 giorni». E continua: «A chi faccio causa? Alla Provincia,
visto che anche ieri (martedí, ndr) che nevicava le Pm10 erano sopra i limiti?
I camini di molte case in questi giorni fanno ben di peggio degli sbuffi dei
camini dell' Acciaieria tra il 2009 e il 2011. Nonostante ciò ritengo che il
suo tempo è finito, facciamo un distretto tecnologico, puntiamo sulle fuel cell».
Dalledonne poi ricorda come il Comune sia impegnato tutti i giorni sulla
questione ambientale, per la quale è esposto finanziariamente, tra cisterne,
discariche Fastro e Prae, piezometri e monitoraggi continui. Infine un
sospetto, o provocazione, come la definisce: «Prima che l'avvocato Giuliano
mettesse in rete i video dei lapilli che arrivavano fino alla ferrovia noi
avevamo già in mano un progetto, presentato dall'Acciaieria, per una gabbia
per bloccare questi schizzi», spiega. Una gabbia da 8 metri di altezza, chiusa
su tre lati, con paratie da 5 metri, che è già stata posizionata. E lancia la
“bomba": «Proprio mentre si realizzava il progetto, scoppia il caso
lapilli. Abito vicino all' azienda e queste cose non le ho mai viste. Mi viene
da pensare ad un sabotaggio». (mc)
24-01-2012
Monte
Zaccon, ricorso contro la Provincia
L’appello
di Giuliano: «Colpo di spugna sul ripristino con una nuova norma»
RONCEGNO TERME. L’avvocato Mario
Giuliano all’attacco della Provincia. Il difensore di 54 cittadini di Roncegno costituiti
parte civile nel processo penale contro Simone Gosetti per i fatti relativi
alla discarica di Monte Zaccon, ha chiesto l’impugnazione di una norma
contenuta nella legge finanziaria della Provincia che, a suo parere, di fatto
«pone nel nulla una condanna giudiziale». La
norma, sempre secondo Giuliano «pregiudica i diritti degli abitanti ad un
ripristino effettivo del sito». Per questo motivo l’avvocato si appella al Commissario
del Governo affinché impugni la norma, «che di fatto lascia dove sono dei
rifiuti conferiti illegalmente », alla Corte Costituzionale. Come ricorda l’avvocato
Giuliano, Gosetti è stato condannato in primo grado dal Gup di Trento ad un
anno di reclusione con la condizionale ed al ripristino del sito di Monte Zaccon.
L’avvocato inoltre ricorda che «nello stesso processo è costituito il Ministero
per l’ambiente, che ha prodotto una perizia dell’Ispra secondo la quale il
materiale conferito a Monte Zaccon va interamente rimosso». Secondo Giuliano tutto
ciò verrebbe vanificato, se non reso nullo, dalla finanziaria della Provincia
ed in particolar modo dall’articolo 86Ter “Regolamentazione dello smaltimento
dei rifiuti”. Insomma, secondo Giuliano, c’è il rischio concreto che tutto, appunto,
rimanga lì dov’è. Ma cosa dice la norma contesta dall’avvocato Giuliano? L’articolo
86Ter dice che «indipendentemente dalle sanzioni penali e amministrative, lo smaltimento
di rifiuti non pericolosi in difformità dall’autorizzazione dell’impianto
prevista dalla normativa vigente può essere regolarizzato sotto l’aspetto
autorizzativo, da parte dell’autorità competente, se si verifica una delle
seguenti condizioni: i rifiuti posseggono i requisiti previsti dalla normativa
vigente per l’ammissibilità nella specifica tipologia di impianto; sia
accertato, mediante analisi di rischio, che non esiste rischio per l’ambiente e
la salute pubblica in relazione alla destinazione urbanistica dell’area
interessata ed in tal caso la prosecuzione dell’esercizio dell’impianto è subordinata
all’osservanza delle prescrizioni che di adeguamento e di conformazione, stabilite
dal provvedimento autorizzativo». L’articolo poi prosegue: «Se è attivata la
regolarizzazione autorizzata dal primo comma, l’autorità competente, anche su
richiesta dell’interessato, sospende gli effetti del provvedimento di
ripristino emanato ai sensi della parte III o delle disposizioni da essa
richiamate ed eventualmente revoca il provvedimento alla conclusione positiva del
procedimento di regolarizzazione ». E conclude: «L’articolo si applica anche
alle violazioni commesse prima della sua entrata in vigore, se sussistono le
condizioni per attivare la regolarizzazione attuativa ». E proprio questo
passo, per Giuliano, rappresenta una sorta di colpo di spugna sulla questione
Monte Zaccon.
07-11-2011
«Ho chiesto la
disponibilità dei tessuti sottoposti
a biopsia, ma m’è
stata negata in modo pretestuoso»
«Due morti sospette per diossina»
L’avvocato Mario Giuliano: «L’azienda sanitaria non vuol fare chiarezza»
di Paolo Silvestri
BORGO. L’avvocato Mario Giuliano punta ancora il dito verso l’Acciaieria. Questa volta però non per scoppi e lapilli notturni, ma per depositi di particolato sui muschi della Valsugana e del Tesino, ma soprattutto per le morti sospette per tumore di due donne. Ed al riguardo di queste morti Giuliano sottolinea di aver chiesto la disponibilità dei tessuti tumorali delle due donne sui quali sono state eseguite le biopsie, «ma l’Azienda sanitaria l’ha negata in modo pretestuoso, affermando anche che “il campione potrebbe essere compromesso”». Ed aggiunge: «Di questo mi lagno, anche perché la procura affidatami mi dà pieno titolo per chiedere quei tessuti. E per questo ho chiesto a Pm e Gup di costringere l’ospedale a fornirle».
«La prima donna è una ventiquattrenne che ha sempre sospettato che la causa del tumore fosse da ricondurre alle emissioni delle Acciaierie - spiega Giuliano -. La seconda invece è una malghese, ammalatasi e morta in due mesi lo scorso settembre. Allevava capre. L’11 febbraio del 2010, la Provincia aveva sottoposto a screening per le diossine il latte delle sue capre. Il risultato dava un parametro di 4,2 ed era dichiarato nella norma visto che il valore massimo per il latte di uso umano è 6. Ma quel latte non era per uso umano, ma animale il cui limite invece è di 3. E dunque quel latte non poteva essere consumato in quanto contaminato. Ed anzi, l’Azienda sanitaria avrebbe dovuto individuare ed eliminare la causa della contaminazione. Cosa che non è mai avvenuta. Dalle nostre analisi, che abbiamo già consegnato al tribunale, possiamo affermare che vi sono componenti quantomeno sovrapponibili a quelli che si trovano nei camini delle Acciaierie».
Quanto ai depositi sui muschi Giuliano sottolinea che «sono stati rilevate microsfere e microplacche sia attorno all’Acciaieria ed in centro a Borgo, ma anche altrove. Con 50 campionamenti abbiamo trovato la loro presenza dalla strada per Vetriolo fino a Pieve e Castello Tesino». Ed aggiunge: «Abbiamo recentemente fatto dei rilevamenti mettendo bacinelle e lastre di marmo per cercare depositi. Ebbene, negli ultimi due mesi abbiamo rilevato deposizioni significative».
BORGO. L’avvocato Mario Giuliano punta ancora il dito verso l’Acciaieria. Questa volta però non per scoppi e lapilli notturni, ma per depositi di particolato sui muschi della Valsugana e del Tesino, ma soprattutto per le morti sospette per tumore di due donne. Ed al riguardo di queste morti Giuliano sottolinea di aver chiesto la disponibilità dei tessuti tumorali delle due donne sui quali sono state eseguite le biopsie, «ma l’Azienda sanitaria l’ha negata in modo pretestuoso, affermando anche che “il campione potrebbe essere compromesso”». Ed aggiunge: «Di questo mi lagno, anche perché la procura affidatami mi dà pieno titolo per chiedere quei tessuti. E per questo ho chiesto a Pm e Gup di costringere l’ospedale a fornirle».
«La prima donna è una ventiquattrenne che ha sempre sospettato che la causa del tumore fosse da ricondurre alle emissioni delle Acciaierie - spiega Giuliano -. La seconda invece è una malghese, ammalatasi e morta in due mesi lo scorso settembre. Allevava capre. L’11 febbraio del 2010, la Provincia aveva sottoposto a screening per le diossine il latte delle sue capre. Il risultato dava un parametro di 4,2 ed era dichiarato nella norma visto che il valore massimo per il latte di uso umano è 6. Ma quel latte non era per uso umano, ma animale il cui limite invece è di 3. E dunque quel latte non poteva essere consumato in quanto contaminato. Ed anzi, l’Azienda sanitaria avrebbe dovuto individuare ed eliminare la causa della contaminazione. Cosa che non è mai avvenuta. Dalle nostre analisi, che abbiamo già consegnato al tribunale, possiamo affermare che vi sono componenti quantomeno sovrapponibili a quelli che si trovano nei camini delle Acciaierie».
Quanto ai depositi sui muschi Giuliano sottolinea che «sono stati rilevate microsfere e microplacche sia attorno all’Acciaieria ed in centro a Borgo, ma anche altrove. Con 50 campionamenti abbiamo trovato la loro presenza dalla strada per Vetriolo fino a Pieve e Castello Tesino». Ed aggiunge: «Abbiamo recentemente fatto dei rilevamenti mettendo bacinelle e lastre di marmo per cercare depositi. Ebbene, negli ultimi due mesi abbiamo rilevato deposizioni significative».
27-10-2011
Acciaieria, tre violente esplosioni
La direzione: «L’incendio subito spento». Giuliano: «Resta il pericolo»
BORGO VALSUGANA. La denuncia arriva da Mario
Giuliano, l’avvocato che rappresenta la popolazione contraria alla presenza
dell’Acciaieria, costitutitasi parte civile nel processo che vede l’azienda sul
banco degli imputati per la sua pericolosità. Ora, a pochi giorni dalla nuova
udienza in Tribunale, Giuliano fa sapere che la scorsa notte ci sono state
violente esplosioni, che confermano la sua tesi.
L’episodio si è verificato la scorsa notte, verso le 21.30. In quel momento, spiega l’avvocato Giuliano si sono verificate «tre gigantesche esplosioni». Queste le sue parole, in un comunicato, al quale è allegato anche un video che testimonia come le fiamme sprigionate dallo stabilimento sono arrivate a superare l’altezza dei camini. Spiega ancora Giuliano: «La terza esplosione rende incandescente l’intera falda ovest del tetto e un frammento atterra a metà strada tra la cappa e il bordo ovest, a circa 50 metri dal punto dell’esplosione. Successivamente si sviluppa un incendio che dura mezz’ora». Testimone diretto dell’incendio è stato Andrea Alberini, un giovane di Borgo dipendente della Finstral, che in quel momento stava rientrando da Trento a Borgo in auto. Ci ha raccontato: «Ero in auto con un mio amico - spiega - ed ancora sulla statale abbiamo visto una luce fortissima, come un enorme fuoco d’artificio. La prima esplosione è stata più piccola, mentre ce ne sono state altre due di proporzioni mai viste. L’ultima, quando eravamo sulla strada per entrare a Borgo, a 200 metri dall’Acciaieria. A quel punto abbiamo bloccato la macchina, per paura di venire investiti dal materiale incandescente».
Per l’avvocato Giuliano questo episodio conferma la sua tesi. Commenta: «E’ sempre più evidente l’incapacità dell’impresa di operare senza creare pericoli e confidiamo che il pm vorrà tenerne conto. Si tratta di un’ipotesi di incendio colposo che arricchisce il nuovo procedimento aperto in seguito alle nostre denunce riguardanti le altre esplosioni».
Non manca la risposta immediata da parte dell’Acciaieria. Ecco la sua versione: «La squadra antincendio interna, in forze allo stabilimento, ha provveduto immediatamente a mettere sotto controllo il focolaio. Come da prassi sono stati contattati i Vigili del Fuoco che si sono portati in loco e che, a fiamme già sotto controllo, hanno proceduto allo spegnimento definitivo e verificato lo stato di sicurezza dei luoghi». La nota parla anche dell’arrivo dei carabinieri, che hanno concluso la causa non dolosa delle fiamme.
L’episodio si è verificato la scorsa notte, verso le 21.30. In quel momento, spiega l’avvocato Giuliano si sono verificate «tre gigantesche esplosioni». Queste le sue parole, in un comunicato, al quale è allegato anche un video che testimonia come le fiamme sprigionate dallo stabilimento sono arrivate a superare l’altezza dei camini. Spiega ancora Giuliano: «La terza esplosione rende incandescente l’intera falda ovest del tetto e un frammento atterra a metà strada tra la cappa e il bordo ovest, a circa 50 metri dal punto dell’esplosione. Successivamente si sviluppa un incendio che dura mezz’ora». Testimone diretto dell’incendio è stato Andrea Alberini, un giovane di Borgo dipendente della Finstral, che in quel momento stava rientrando da Trento a Borgo in auto. Ci ha raccontato: «Ero in auto con un mio amico - spiega - ed ancora sulla statale abbiamo visto una luce fortissima, come un enorme fuoco d’artificio. La prima esplosione è stata più piccola, mentre ce ne sono state altre due di proporzioni mai viste. L’ultima, quando eravamo sulla strada per entrare a Borgo, a 200 metri dall’Acciaieria. A quel punto abbiamo bloccato la macchina, per paura di venire investiti dal materiale incandescente».
Per l’avvocato Giuliano questo episodio conferma la sua tesi. Commenta: «E’ sempre più evidente l’incapacità dell’impresa di operare senza creare pericoli e confidiamo che il pm vorrà tenerne conto. Si tratta di un’ipotesi di incendio colposo che arricchisce il nuovo procedimento aperto in seguito alle nostre denunce riguardanti le altre esplosioni».
Non manca la risposta immediata da parte dell’Acciaieria. Ecco la sua versione: «La squadra antincendio interna, in forze allo stabilimento, ha provveduto immediatamente a mettere sotto controllo il focolaio. Come da prassi sono stati contattati i Vigili del Fuoco che si sono portati in loco e che, a fiamme già sotto controllo, hanno proceduto allo spegnimento definitivo e verificato lo stato di sicurezza dei luoghi». La nota parla anche dell’arrivo dei carabinieri, che hanno concluso la causa non dolosa delle fiamme.
30-07-11
Ascolti di più la Valsugana
di Laura Zanetti
Egregio presidente Dellai, in qualità di presidente di ValsuganAttiva, associazione
che raggruppai vari comitati della mia valle, desidero sottoporre alla sua attenzione questa lettera aperta, partendo
da una intervista apparsa l’8 agosto 2008 dove lei annunciava «la volontà di
riallacciare i rapporti con la comunità». Non è stato così, per quanto riguarda
la mia valle almeno, poiché nella complessa vicenda delle Acciaierie Valsugana
lei si è apertamente schierato, da subito, non certo con la comunità intera, dimostrando
come dalle parole dell’economista Goglio «l’incapacità di gestire la cosa con
forme di politica alta», venendo meno all’essenza stessa della democrazia che è
l’uguaglianza, a dispetto degli slogan elettorali di unione in un Trentino
senza periferie.
La comunità valsuganotta ben conosce il passaggio da quella che, per la salubrità della sua aria e la mitezza del clima dei suoi paesi pedemontani, era definita un tempo “Perla del Trentino” a successiva “Cloaca del Trentino”. Escalation che ha una sua origine negli anni Ottanta con l’industrializzazione pesante della Valsugana, con l’esperienza dell’agricoltura intensiva che ha sostituito via via le autentiche sovranità alimentari locali favorendo il degrado ambientale, di cui è eclatante esempio la vicenda di Monte Zaccon, nella quale si è colta l’occasione di un ripristino paesaggistico per autorizzare lo stoccaggio di milioni di tonnellate di rifiuti industriali, legalmente, ma tant’è. Ci ha pensato poi qualcun altro a varcare il confine tra legale e illegale, che a quel punto era davvero sottile.
I danni all’immagine del Trentino, signor presidente, non sono certo da imputare ai comitati di cittadini, ai medici e scienziati Isde, né al documentario di Current. Ci sono testimonianze interessanti a tal proposito, come quella lettera di protesta arrivata, tempo addietro, alla direzione dell’Hotel Raphael di Roncegno Terme da parte di un nutrito gruppo di turisti germanici dove gli stessi lamentano l’incongruenza tra ciò che offre la Casa di Salute Raphael e l’insalubrità del luogo, causa i fumi e i rumori insopportabili provenienti dall’acciaieria. I danni semmai vanno ricercati negli effetti nocivi che questo stabilimento siderurgico ha causato negli anni a quelle forme di turismo che avevano fatto grande in Europa Roncegno Terme e valorizzato i numerosi piccoli paesi pedemontani, conosciuti come salubri villaggi di soggiorno per la media borghesia veneta, toscana e ligure dentro un felice scambio tra socialità rurale e urbana.
Le recenti sue dichiarazioni apparse nei quotidiani trentini e trasmesse dalle tv locali denotano una preoccupante incapacità d’ascolto, il non saper essere quel presidente che ha la funzione di sostanziare quanto lei stesso auspicava nell’intervista del 2008. Quelle esternazioni dove definisce impunemente «ciarlatani» i cittadini che lottano per il diritto alla salute e gli stessi medici e scienziati Isde a cui va tutta la solidarietà e la gratitudine della comunità valsuganotta, appaiono come slogan corrosivi, sinonimo di una pericolosa deriva verso forme di autoritarismo politico locale fatto di arroganza, di non conoscenza dei fatti, di manipolazione spregiudicata dei mezzi di informazione. Sicuramente lesivi della sua immagine di uomo politico.
La invitiamo quindi a prendersi una pausa di riflessione, ad accettare un contraddittorio in sede pubblica, a mettere in pratica quell’agire scientifico che sta nel verificare con coscienza le veridicità prima di solidarizzare con l’economia rappresentata dalle Acciaierie Valsugana. L’uomo non ha mai smesso di amare l’Agorà in tutti i suoi significati metaforici, presidente. La Valsugana, terra affatto marginale anche culturalmente, lo sta dimostrando da anni e le sue infelici affermazioni di questi giorni hanno fornito una formidabile occasione per ribadirlo.
Laura Zanetti
La comunità valsuganotta ben conosce il passaggio da quella che, per la salubrità della sua aria e la mitezza del clima dei suoi paesi pedemontani, era definita un tempo “Perla del Trentino” a successiva “Cloaca del Trentino”. Escalation che ha una sua origine negli anni Ottanta con l’industrializzazione pesante della Valsugana, con l’esperienza dell’agricoltura intensiva che ha sostituito via via le autentiche sovranità alimentari locali favorendo il degrado ambientale, di cui è eclatante esempio la vicenda di Monte Zaccon, nella quale si è colta l’occasione di un ripristino paesaggistico per autorizzare lo stoccaggio di milioni di tonnellate di rifiuti industriali, legalmente, ma tant’è. Ci ha pensato poi qualcun altro a varcare il confine tra legale e illegale, che a quel punto era davvero sottile.
I danni all’immagine del Trentino, signor presidente, non sono certo da imputare ai comitati di cittadini, ai medici e scienziati Isde, né al documentario di Current. Ci sono testimonianze interessanti a tal proposito, come quella lettera di protesta arrivata, tempo addietro, alla direzione dell’Hotel Raphael di Roncegno Terme da parte di un nutrito gruppo di turisti germanici dove gli stessi lamentano l’incongruenza tra ciò che offre la Casa di Salute Raphael e l’insalubrità del luogo, causa i fumi e i rumori insopportabili provenienti dall’acciaieria. I danni semmai vanno ricercati negli effetti nocivi che questo stabilimento siderurgico ha causato negli anni a quelle forme di turismo che avevano fatto grande in Europa Roncegno Terme e valorizzato i numerosi piccoli paesi pedemontani, conosciuti come salubri villaggi di soggiorno per la media borghesia veneta, toscana e ligure dentro un felice scambio tra socialità rurale e urbana.
Le recenti sue dichiarazioni apparse nei quotidiani trentini e trasmesse dalle tv locali denotano una preoccupante incapacità d’ascolto, il non saper essere quel presidente che ha la funzione di sostanziare quanto lei stesso auspicava nell’intervista del 2008. Quelle esternazioni dove definisce impunemente «ciarlatani» i cittadini che lottano per il diritto alla salute e gli stessi medici e scienziati Isde a cui va tutta la solidarietà e la gratitudine della comunità valsuganotta, appaiono come slogan corrosivi, sinonimo di una pericolosa deriva verso forme di autoritarismo politico locale fatto di arroganza, di non conoscenza dei fatti, di manipolazione spregiudicata dei mezzi di informazione. Sicuramente lesivi della sua immagine di uomo politico.
La invitiamo quindi a prendersi una pausa di riflessione, ad accettare un contraddittorio in sede pubblica, a mettere in pratica quell’agire scientifico che sta nel verificare con coscienza le veridicità prima di solidarizzare con l’economia rappresentata dalle Acciaierie Valsugana. L’uomo non ha mai smesso di amare l’Agorà in tutti i suoi significati metaforici, presidente. La Valsugana, terra affatto marginale anche culturalmente, lo sta dimostrando da anni e le sue infelici affermazioni di questi giorni hanno fornito una formidabile occasione per ribadirlo.
Laura Zanetti
Presidente della associazione ValsuganAttiv
16-05-2010
«Sui tumori urge uno studio in zona».
I medici insistono anche sulle polveri: scandaloso minimizzare i dati.
Dal 2002 al 2006 i peggiori riscontri sulla qualità dell’aria. E il pesce
segnala che la rosta è davvero un sito inquinato.
BORGO. I Medici per l’Ambiente - dottori Marco Rigo,
Roberto Cappelletti, Massimo Cecconi, avvocato Mario Giuliano - dichiarano che
al di là di «inutili polemiche, che si chiariranno nei prossimi giorni,
riteniamo doveroso riportare il confronto su aspetti concreti e tecnici».
Non si replica dunque alla giunta provinciale (e al ministro Galan) sulla questione del ruolo - ufficiale o meno - con cui hanno agito i forestali veneti chiamati a fare prelievi per conto del gruppo.
I Medici per l’ambiente - Isde ricordano di agire allo scopo di fornire conoscenze scientifiche in merito a problematiche ambientali che incidono sulla salute degli individui, anche a beneficio dei decisori politici, «che spesso ignorano questi argomenti».
Ed ecco le osservazioni tecniche dopo il dibattito consiliare a Trento.
«In merito ai dati sugli aborti spontanei - dicono i medici Isde - ricordiamo che fino al 2006 in Bassa Valsugana vi era un tasso di 8,4 per mille abitanti, contro una media provinciale del 5,9 per mille, valore a sua volta superiore alla media italiana. Questi dati sono contenuti nel Rapporto sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale (Relazione 2006). E come non accostare questi dati ai valori della qualità dell’aria di Borgo? Dagli anni 2002 al 2006 si sono registrati i peggiori dati della qualità dell’aria ai quali ha contribuito sicuramente l’acciaieria con un aumento consistente della produzione in quegli stessi anni (le attività industriali possono contribuire fino al 60% sul livello di Pm10).
«Per quanto riguarda i tumori, sappiamo che dal 95-98 al 99-2002 vi è stato in provincia il raddoppio dei tumori infantili. Quali altre prove vogliamo avere del degrado ambientale del Trentino? I dati sono fermi al 2002, cosa aspettiamo ad aggiornarli?
«Riteniamo inoltre che i dati dei tumori per comprensorio non siano sufficientemente indicativi perché esiste una diluizione del campione con ampie zone a bassissima esposizione. Secondo noi urge uno studio che metta in relazione i tassi tumorali nelle zone a maggior ricaduta delle polveri dell’acciaieria.
«Per quanto riguarda i recenti campionamenti ufficiali delle trote nella Rosta Fredda accanto all’acciaieria, si precisa che, a differenza di quanto ha affermato Rossi, la situazione non è affatto tranquillizzante. Infatti pur con le dovute obiezioni riguardo al campionamento, alcuni valori superano le soglie di attenzione a tal punto da ritenere inquinato da Pcb il sito in esame. E’ altresì scandaloso registrare un atteggiamento asettico da burocrati sui dati delle polveri trovate in quantità elevata e con diversi contaminanti cancerogeni, sparse per tutto il paese dove si ha un potenziale contatto da parte dei bambini. Riteniamo assolutamente fuorviante sostenere che non esistano limiti per le polveri, facendo leva su una interpretazione pretestuosa della parola “suolo”, quando lo stesso decreto 152/2006 ricomprende nella definizione di suolo anche le infrastrutture e gli edifici. Del resto è assurdo sostenere che la diossina sia pericolosa a 30 cm sotto terra ma non sul davanzale della finestra».
Non si replica dunque alla giunta provinciale (e al ministro Galan) sulla questione del ruolo - ufficiale o meno - con cui hanno agito i forestali veneti chiamati a fare prelievi per conto del gruppo.
I Medici per l’ambiente - Isde ricordano di agire allo scopo di fornire conoscenze scientifiche in merito a problematiche ambientali che incidono sulla salute degli individui, anche a beneficio dei decisori politici, «che spesso ignorano questi argomenti».
Ed ecco le osservazioni tecniche dopo il dibattito consiliare a Trento.
«In merito ai dati sugli aborti spontanei - dicono i medici Isde - ricordiamo che fino al 2006 in Bassa Valsugana vi era un tasso di 8,4 per mille abitanti, contro una media provinciale del 5,9 per mille, valore a sua volta superiore alla media italiana. Questi dati sono contenuti nel Rapporto sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale (Relazione 2006). E come non accostare questi dati ai valori della qualità dell’aria di Borgo? Dagli anni 2002 al 2006 si sono registrati i peggiori dati della qualità dell’aria ai quali ha contribuito sicuramente l’acciaieria con un aumento consistente della produzione in quegli stessi anni (le attività industriali possono contribuire fino al 60% sul livello di Pm10).
«Per quanto riguarda i tumori, sappiamo che dal 95-98 al 99-2002 vi è stato in provincia il raddoppio dei tumori infantili. Quali altre prove vogliamo avere del degrado ambientale del Trentino? I dati sono fermi al 2002, cosa aspettiamo ad aggiornarli?
«Riteniamo inoltre che i dati dei tumori per comprensorio non siano sufficientemente indicativi perché esiste una diluizione del campione con ampie zone a bassissima esposizione. Secondo noi urge uno studio che metta in relazione i tassi tumorali nelle zone a maggior ricaduta delle polveri dell’acciaieria.
«Per quanto riguarda i recenti campionamenti ufficiali delle trote nella Rosta Fredda accanto all’acciaieria, si precisa che, a differenza di quanto ha affermato Rossi, la situazione non è affatto tranquillizzante. Infatti pur con le dovute obiezioni riguardo al campionamento, alcuni valori superano le soglie di attenzione a tal punto da ritenere inquinato da Pcb il sito in esame. E’ altresì scandaloso registrare un atteggiamento asettico da burocrati sui dati delle polveri trovate in quantità elevata e con diversi contaminanti cancerogeni, sparse per tutto il paese dove si ha un potenziale contatto da parte dei bambini. Riteniamo assolutamente fuorviante sostenere che non esistano limiti per le polveri, facendo leva su una interpretazione pretestuosa della parola “suolo”, quando lo stesso decreto 152/2006 ricomprende nella definizione di suolo anche le infrastrutture e gli edifici. Del resto è assurdo sostenere che la diossina sia pericolosa a 30 cm sotto terra ma non sul davanzale della finestra».
Estratti da Corriere del Trentino
Estratti da TRENTINO TV
- Medici per l'Ambiente-Trento. Cappelletti denuncia insostenibilit dell'attuale impianto siderurgico in Valsugana (10/2013)
- Indagini APPA "a sorpresa" preannunciate al TG della sera prima (11/2010)
Estratti da TG3 (Trentino)
Estratti da TG3 (Friuli)
Estratti da RTTR
Estratti da L'ADIGETTO