Cronaca


Estratti da L'Adige 


2013-04-10 
La Leali Steel intende completare il piano industriale a fine mese mantenendo la sede in Valsugana. Cassa integrazione straordinaria per le prime settimane.L’Acciaieria ripartirà con i 102 dipendenti.Entro fine maggio torneranno tutti al lavoro.
BORGO - Entro fine maggio tutti i 102 dipendenti torneranno al lavoro. E nel giro di pochi mesi la Leali Steel (la società nominata dalla Klesch al posto del gruppo Leali) tornerà a produrre acciaio speciale. È questo il risultato dell’incontro avvenuto martedì nella sede della Confindustria di Trento. Davanti ai due sindacalisti Luciano Remorini (Fim Cisl) e Manuela Terragnolo (Fiom Cgil) ed i rappresentanti della rsu Ivan Mengarda, Ivo Boccher, Mariano Antonello, Gianni Stelzer e Mario Carraro, il rappresentante della nuova proprietà Luca Matteo Villa ha ribadito l’intenzione della società di arrivare entro fine mese a completare il piano industriale. «Siamo usciti dall’incontro decisamente soddisfatti - sottolinea Luciano Remorini - soprattutto per la conferma della piena occupazione per tutti i dipendenti ancora in forza allo stabilimento di Borgo. Dopo l’ammissione delle Acciaierie Valsugana alla procedura di concordato preventivo, aspettiamo ora buone notizie anche a Brescia. Se così fosse, dopo mesi e mesi di incertezze, si aprirebbe una nuova fase di rilancio per lo stabilimento di Borgo». Il primo passo della nuova proprietà è di arrivare all’affitto del ramo d’azienda per poi, in un secondo momento, procedere all’acquisto. «Per noi è fondamentale il fatto che la sede legale della società, la Leali Steel, sarà a Borgo. In Valsugana il gruppo metterà radici e da qui verrà gestita anche la produzione dello stabilimento di Odolo». Per le prime settimane tutti i lavoratori saranno messi in cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione dell’azienda. C’è infatti da provvedere alla pulizia dell’intera area, preparare i macchinari per la ripresa e sistemare i forni, da tempo fermi. I dipendenti saranno chiamati al lavoro a rotazione, il tempo necessario per arrivare entro il 2013 con la nuova produzione degli acciai speciali. Il tribunale di Trento ha nominato, dopo l’apertura della procedura di concordato preventivo delle Acciaierie, la dottoressa Monica Attanasio giudice delegato e commissario giudiziale la dottoressa Marilena Segnana. Per il prossimo 21 giugno è convocata nel capoluogo la prima udienza con tutti i creditori. «Attendiamo buone notizie anche dal tribunale di Brescia per fare chiarezza sul futuro dello stabilimento di Odolo - conclude Remorini -, un passaggio decisivo per la società Leali Steel e per la positiva conclusione di questo passaggio di mano tra la Klesch e il gruppo bresciano dei Leali ». Per lunedì prossimo, intanto, i sindacati hanno convocato un’assemblea dei lavoratori e per la fine del mese è previsto un nuovo faccia a faccia in Confindustria con la nuova proprietà. Da oggi i 102 lavoratori dello stabilimento di Borgo possono tirare un sospiro di sollievo. Con loro anche i tanti padroncini che in questi ultimi mesi sono stati costretti, loro malgrado, a fare i conti con una drammatica mancanza di lavoro. M. D.

2013-03-27
Fabio Dalledonne: «Ho chiesto un incontro agli acquirenti, se tornerà a produrre sarà necessario un accordo di programma che la tenga sotto la lente». «Sull’acciaieria ci sarà l’attenzione massima». Il sindaco: «Posti di lavoro, valenza sociale».
BORGO - Acciaieria in salvo. Ma quando riprenderà la produzione? E il nuovo acquirente, Leali Steel, sarà un «osservato speciale» da parte dei comitati ambientalisti e da quanti fino ad oggi hanno vigilato sull’operato dell’azienda in merito alle emissioni nocive? A queste domande, che molti cittadini di Borgo, e non solo, si pongono, risponde il sindaco Fabio Dalledonne in una nota: «Tengo a precisare che, fino ad oggi, non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’acciaieria o da parte della Provincia, circa l’eventuale ripresa della produzione a metà aprile. Di fronte a tale situazione di stallo, ho cercato di contattare dapprima gli ormai ex proprietari, a quanto leggiamo dalla stampa nazionale e locale, nella persona di Dario Leali in primis ed in seconda battuta con il signor Klesch, per il tramite del proprio rappresentante in Italia. L’incontro con il signor Leali non è ancora avvenuto, né so dire se avverrà ed in quali tempi. Mentre ho richiesto un incontro con i nuovi acquirenti “svizzero-americani” che potrà avvenire, auspicabilmente dopo Pasqua». L’attenzione da parte dell’amministrazione comunale sarà massima, tiene a precisare il sindaco, «massima come lo è sempre stata in passato» nelle vicende che a vario titolo hanno coinvolto le acciaierie. «Ricordiamo altresì che tutta l’area risulta ancora quindi di proprietà privata e che su di essa vige la destinazione urbanistica di area industriale di interesse provinciale », continua Dalledonne. «E su questo mi pare che la Giunta provinciale ed in modo particolare l’assessore Olivi siano stati chiari». Lo scorso 20 marzo, infatti, lo stesso assessore dichiarava su l’Adige che «il sito produttivo trentino è all’avanguardia nello scenario italiano, in ragione dei rilevanti investimenti effettuati finalizzati al miglioramento degli standard produttivi rispetto all’ambiente». L’auspicio del sindaco è che si prosegua nel cammino indicato dal protocollo d’intesa tra Comunità di valle e Provincia nella realizzazione di un polo tecnologico in Valsugana che catalizzi forze e risorse per la realizzazione dell’invocata da più parti «green valley ». «Evidenzio - continua nella nota il sindaco - senza retorica o demagogia, che resta altissimo in tutta la Valsugana il problema “occupazionale” che progressivamente si sta evolvendo in una crisi sociale dalle preoccupanti connotazioni. Appare evidente che questi cento posti di lavoro da mantenere sul territorio assumono una valenza sociale oltre che economica straordinaria. Se l’acciaieria tornerà a produrre, fermo restando l’assoluto ed inderogabile rispetto dei canoni previsti dalla nuova autorizzazione integrata ambientale e dalla legge ambientale a cui noi tutti abbiamo partecipato, se ne potranno ricavare utili e preziose risorse di gettito fiscale da riversare sul territorio! Di questo tema la Provincia e l’azienda devono esserne consapevoli. Ora, vicende giudiziarie permettendo, sarà necessario valutare nuovamente i tempi e i modi per l’eventuale sottoscrizione di un accordo di programma, che tenga l’acciaieria sotto la lente d’ingrandimento a tutela della popolazione, dei lavoratori, dell’ambiente e della dignità di questo territorio che già tanto ha pagato in termini ambientali (anche se non solo per l’acciaieria)». N. B.  



2012-11-16 
Massimo Cecconi ricorda l’indagine
Acciaieria: i meriti di Giuliano 
Lo studioso Massimo Cecconi interviene nel dibattito in corso tra quanti stanno raccogliendo elementi sulle ricadute dell’Acciaierie. Cecconi precisa che «i suggerimenti dell’avvocato Mario Giuliano sono stati non solo importanti ma addirittura decisivi nell’innescare quella corposa serie di azioni che ha poi condotto al procedimento per gli sforamenti del monossido di carbonio uscente dai due camini E1 ed E2 dell’impianto siderurgico Acciaierie Valsugana. «Potemmo così riscontrare e documentare » scrive Cecconi «che flussi di massa del monossido di carbonio risultarono elevati ed in diversi casi oltre il limite di legge». 

2012-11-07
Borgo «L’avvocato Giuliano non ha avuto un ruolo primario». Emissioni, lavoro di raccolta anonimo. 
BORGO - In riferimento a quanto affermato dall’avvocato Mario Giuliano a pag 37 dell’Adige del 2 novembre 2012, i firmatari della segnalazione al Corpo Forestale dello Stato, contenente materiale video e documenti relativo alle emissioni dell’impianto Acciaierie Valsugana tengono a precisare:

1. La segnalazione, consegnata direttamente al Corpo Forestale dello Stato, è datata 15 maggio 2011 e protocollata dal Corpo Forestale di Enego il 18.05.2011.
2. Tra i firmatari non compare il nome dell’avvocato Mario Giuliano.
3. L’avvocato Mario Giuliano ha riferito parte dei dati contenuti nella segnalazione durante un’assemblea pubblica a Borgo Valsugana tenutasi il giorno 31 maggio 2011, quindi posteriore alla nostra segnalazione.
4. La segnalazione da noi effettuata non contemplava l’assistenza da parte di un legale.
5. Abbiamo voluto rimanere anonimi nel rispetto di tutte le persone che hanno collaborato a più riprese all’acquisizione dei dati presentati al Corpo Forestale dello Stato.
6. In questo lavoro di raccolta ed elaborazione dati l’avvocato Mario Giuliano non ha ricoperto un ruolo primario ma di collaboratore.

2012-07-14
Borgo. Acciaierie, Rigo e Baldi interrogano. I dati siano pubblici.
BORGO - Quattro mesi fa la Commissione ambiente della Comunità aveva scritto al presidente Sandro Dandrea e alla giunta formulando delle richieste precise, ribadite in maggio dall’assemblea, in merito alle Acciaierie Valsugana. Con una interrogazione i consiglieri di Aria Nuova Lorenzo Rigo e Lucia Baldi tornano alla carica per sapere se l’esecutivo si sia attivato per l’installazione di telecamere esterne allo stabilimento. «In marzo era stato chiesto anche l’impegno affinché tutti i dati, sia dei controlli dell’Appa che di quelli in possesso dell’azienda, vengano messi a disposizione dell’assessore all’ambiente e della commissione. È stato fatto qualcosa?». Rigo e Baldi chiedono anche se sia stato chiesto all’Azienda sanitaria di interpretare e approfondire tutti i dati epidemiologici che interessano i cittadini residenti in prossimità dell’azienda. A suo tempo, la stessa presidente della Commissione ambiente Margherita Fabris ribadiva la necessità di leggere soprattutto i dati sui tassi di mortalità di sviluppo di alcune patologie superiori ad altre zone della regione, cercando di capire se esiste una possibile causa ambientale di tale differenza. M. D.

2012-05-19
Valsugana. «È falso dire che non ho difeso tutti». Intanto ieri, alla scadenza, sono partiti i bonifici. Giuliano: «La misura è colma». 
VALSUGANA - «Ho fatto di tutto per evitare una rottura, che spero rimanga solo morale, ma che è già una ferita sanguinante per tutti, anche per coloro che ora rimangono da soli». Così l’avvocato Mario Giuliano, rappresentante delle parti civili nella class action contro le acciaierie Valsugana, commenta le ultime «sortite» di chi «sta cercando di far apparire che l’esito che si è determinato sia una mia responsabilità». Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate all’Adige (edizione dell’1 maggio, ndr) da Francesca Ferrai e Marco Rigo. Il legale cita la memoria depositata il 31 ottobre 2011 (tutti gli atti del procedimento sono consultabili sul sito del «Comitato 26 gennaio» (comitato26 gennaio.blogspot.it) e aggiunge: «La mia condotta professionale è coerente, dall’inizio alla fine ho sostenuto che andavano risarciti tutti. Gli autori di tali affermazioni meriterebbero una querela che per il momento risparmio loro. Mi auguro che non vogliano insistere». Intanto ieri, alla scadenza del termine di un mese (l’ultima raccomandata era stata ritirata il 17 aprile), l’avvocato Giuliano ha ordinato i primi 116 bonifici; oggi ne seguiranno altri fino a coprire tutti coloro che hanno intimato al legale di versare i 1.000 euro del risarcimento suddiviso tra le 248 parti civili costituite prima del 3 febbraio 2011, escludendo tutti gli altri (560 gli ammessi). La quota viene rimborsata detratte le spese. «Si continua a fare disinformazione attribuendo all’ordinanza e alla sentenza un valore che non hanno - precisa ancora il legale - inducendo la gente a ritenere che la partita sia chiusa, quando invece quei provvedimenti non impediscono l’esperimento di una causa civile a nessuno, neppure ai cittadini del comprensorio (e di Levico) non costituiti. Deve invece essere chiaro che coloro che hanno preteso tutto per loro, lo hanno fatto facendosi forte del volere della controparte, alcuni spingendosi addirittura a querelarmi. In modo temerario, visto che non ho mai inteso appropriarmi di alcunché, ma ho solo tentato di fare chiarezza e di ottenere risposte di cui avevo bisogno». Giuliano conclude ringraziando coloro che hanno donato al Comitato 26 gennaio, «che sarà così in grado di proseguire nella ricerca soprattutto sul versante sanitario-epidemiologico, che è quello più serio, a dispetto di coloro che hanno cercato di impedirlo».

2012-05-08
«Fumo negli occhi», un’altra querela a carico di Giuliano. Altri 13 cittadini contro l’avvocato. BORGO  
BORGO - Si infittiscono le fila dei cittadini costituitisi parti civili nel processo «Fumo negli occhi» (vicenda acciaieria), contro l’avvocato Mario Giuliano. Nei giorni scorsi è stata depositata un’altra querela a carico del legale che ha patrocinato 560 assistiti, consegnata nelle mani dei carabinieri di Borgo Valsugana, firmata da tredici cittadini. Un atto che è seguito ad una precedente querela, che era stata depositata la settimana precedente alla Procura di Trento, sottoscritta da undici persone e a cui il legale aveva risposto dichiarando: «Sono stato diffamato, ora con questa querela ridicola vengo anche calunniato». «Dal momento in cui la sentenza è stata resa esecutiva - si legge nel testo del documento presentato ai Carabinieri di Borgo - abbiamo atteso che l’avvocato Giuliano applicasse l’ordinanza versando sul conto corrente degli aventi diritto la cifra stabilita (1000 euro quantificati dal giudice Carlo Ancona ai soli residenti nel comune di Borgo Valsugana a titolo di risarcimento parziale, 254 mila euro in tutto da dividersi tra 248 costituiti). L’avvocato è stato sollecitato più volte verbalmente oltre che per iscritto a rendere esecutiva la sentenza liquidando gli aventi diritto. Altro motivo di contestazione - si legge ancora nel testo - è la mancata ricevuta della fattura espressamente richiesta». N. B.


2012-05-01
Mario Giuliano, che ha patrocinato le parti civili contro le Acciaierie Valsugana, accusato da alcuni clienti. Gli assistiti litigano con l’avvocato.  
NICOLETTA BRANDALISE  
BORGO - Alcuni dei 248 costituti di parte civile nella class action contro le acciaierie Valsugana rispondono alle dichiarazioni dell’avvocato Mario Giuliano, che li ha patrocinati nel procedimento giudiziale, rilasciate al nostro giornale domenica: «Nessuno di noi ha sposato la causa per avere un rimborso economico - spiega Francesca Ferrai una dei costiuiti - abbiamo solo pensato che la vicenda doveva concludersi con la sentenza del giudice che ha disposto la liquidazione ai soli residenti del comune di Borgo di 1.000 euro ciascuno. Anche noi crediamo che la somma andasse divisa tra tutti (560 le parti civili ammesse ndr) ma ci aspettavamo che l’avvocato facesse presente la questione dell’equanimità del risarcimento in tribunale, in sede dibattimentale, prima dell’emissione della sentenza».  «Il legale deve versare subito il risarcimento» . Dopo le richieste al legale da parte residenti di Borgo di fare chiarezza, tutte, a loro dire, con esito infruttuoso e a seguito di una lettera raccomandata dello stesso Mario Giuliano a tutti i costituti, giovedì scorso, riferiscono gli interessati, è stata predisposta da dodici di loro una querela a carico dell’avvocato. Una signora è riuscita ad interloquire direttamente con Giuliano per chiedere conto delle somme non ancora versate: «Gli ho fatto presente che se entro dieci giorni non avesse provveduto a liquidarmi la somma che mi spetta sarei partita con l’ingiunzione di pagamento - racconta - Mi ha risposto che avrebbe liquidato tutti entro la fine di aprile. Ma così non è stato. È bene che proceda subito a pagare ognuno di noi perché ci deve anche gli interessi ». Da Marco Rigo, dei Medici Isde additati dall’avvocato per avere rifiutato qualsiasi altra indagine sanitaria, arriva la replica: «Mi chiedo come mai l’avocato - scrive Rigo - non abbia espresso le sue opinioni in tribunale, quando si dibatteva dei risarcimenti alle parti civili. Forse era impegnato ad esternare con i giornalisti tanto più che lui stesso ha affermato di aver cercato invano un abboccamento con il giudice dopo che la sentenza era già stata depositata. Come medici Isde noi ci stiamo ancora occupando delle delicate questioni ambientali della Valsugana e delle loro implicazioni sulla salute, questo grazie soprattutto al lavoro e alla collaborazione del prof. Iobstraibizer, in contatto con l’ Università e il Cnr di Padova e l’Università di Trento, cercando sempre di non abbandonare il solco del rigore scientifico e dell’onestà intellettuale, resistendo a pressioni e metodi di puro stampo ideologico».     

LA REPLICA. «Non posso favorire alcune parti civili rispetto ad altre». «Una querela ridicola. Ora vengo calunniato»  
TRENTO - «Sono stato diffamato prima, ora con questa ridicola querela vengo anche calunniato». L’avvocato Mario Giuliano ha tentato fino all’ultimo di non spezzare il fronte della battaglia civile che oppone gli abitanti di Borgo al resto delle parti civili residenti in altri comuni limitrofi, ma sembra che ormai la frattura sia insanabile. «Tranquillizzo tutti - dice - non sono scappato con i soldi in Thailandia, ma non posso aderire alle richieste di una parte dei miei assistiti che vorrebbero tutto per loro. Su questo tema è stata fatta molta disinformazione. Ripeto per l’ennesima volta che il provvedimento giudiziale non ha valore di discriminazione tra le parti costituite. Non è una sentenza di accertamento del danno che stabilisce chi ha diritto ad un risarcimento e chi no. Ricordo che in giudizio ho portato elementi scientifici che dimostrano come un danno dall’inquinamento prodotto dallo stabilimento lo abbiano patito tutti i residenti nel comprensorio. L’Acciaieria poi ha fatto un’offerta di liberalità. La tattica evidente di quello che nel giudizio è il nostro avversario è quello di dividere le parti civili». Cosa farà ora Giuliano, dopo aver ricevuto l’intimazione da parte di circa 170 suoi clienti di Borgo? «A gennaio ho inviato a tutti un modulo in cui spiegavo le problematiche e chiedevo come procedere. Ho ricevuto solo un terzo delle risposte. Di recente ho spedito una raccomandata con un altro modulo in cui chiedevo come procedere. A questo punto bonificherò a chi ne ha fatto richiesta la quota, detratte le spese, calcolata dividendo per 565 parti civili la somma. Con il resto farò un deposito liberatorio, magari presso un notaio, visto che è da considerare parte contenziosa. Io, come legale di tutte le 565 parti civili, non posso decidere di favorirne alcuni a discapito di altri».    


2012-04-29
Class action, contesa sui soldi
BORGO - Si litiga sulla divisione dell’acconto risarcitorio assegnato in sede di oblazione nella «class action» promossa della popolazione valsuganotta contro l’Acciaieria Valsugana. Al pieno successo dell’iniziativa, partita da un ristretto numero di persone, ha contribuito il fatto che l’azione si è poi estesa a una parte consistente dei censiti di Borgo, fino a portare il numero delle parti civili rappresentate dall’avvocato Mario Giuliano a 565. Ma a insistere per la divisione della cifra di 240 mila euro, sulla base dell’ordinanza che menziona solo una parte dei costituiti, contro il parere dell’avvocato Giuliano che propone una divisone tra tutte le parti civili, sono i 248 residenti di Borgo costituiti prima del 3 febbraio 2011 (cioè prima dell’offerta di oblazione). Non tutti per la verità: sarebbero circa 170, quindi i due terzi, coloro che in queste settimane hanno fatto pervenire all’avvocato Giuliano un’intimazione a versare loro 1.000 euro entro 10 giorni. «Purtroppo è stata avviata una campagna di disinformazione sul mio operato che parte dall’assemblea del gennaio scorso ad opera di una frangia frondista - dice il legale -. E tutto è riconducibile alla mia proposta di far decollare il procedimento di disastro ambientale a mezzo di nuove analisi e di una ricerca epidemiologica sulla base delle cartelle cliniche di persone che hanno sofferto di patologie tumorali, cardiologiche o allergiche». Come si ricorderà in occasione dell’assemblea di gennaio, il legale della class action aveva proposto di destinare l’intera somma alle ulteriori iniziative giudiziarie. Da allora la situazione si è fatta incandescente. L’avvocato Giuliano, in aperto contrasto con il dottor Marco Rigo e la dottoressa Di Carlo che rifiutano qualsiasi indagine sanitaria per proseguire l’azione giudiziaria, ha preso le distanze dall’Associazione Valsuganattiva, costituendo il Comitato 26 gennaio. E proprio la scelta di far beneficiare solo alcuni dell’acconto risarcitorio, secondo l’avvocato Giuliano, «ha il fine di dividere il fronte delle parti civili per ridurre l’impatto delle ulteriori iniziative». Adesso il legale della class action è impegnato a contattare tramite raccomandata tutte le 565 parti civili perché esprimano la loro volontà circa l’assegnazione del risarcimento. Secondo l’avvocato Giuliano la divisione tra i soli residenti a Borgo costituiti prima del 3 febbraio 2011 rappresenterebbe una «discriminazione, in quanto giuridicamente l’ordinanza non ha alcun valore dal punto di vista dell’accertamento del danno e dell’individuazione dei danneggiati, ma va intesa solo come criterio per la determinazione della somma da pagare da parte degli imputati per essere ammessi all’oblazione». All’avvocato Mario Giuliano è giunta la solidarietà da oltre oceano dell’astrofisico Massimo Cecconi che si dichiara «disgustato » per la pioggia di intimazioni inviate «all’onesta “toga verde” che da due anni si sta occupando, anima e corpo, della questione sanitario-ambientale che a colpito la nostra valle».


25-01-12
Domani a Trento Stefania Divertito presenta il volume sui protagonisti di molte battaglie. IL LIBRO. La terra violata. Quelle toghe in trincea per ambiente e salute.  
RENZO M. GROSSELLI
Un viaggio tra i veleni, i soldi, la politica. Un viaggio nella morte, degli uomini e della natura. Ma anche un tragitto di lotta e di speranza. È quello di un’autrice attesa domani a Trento, Stefania Divertito, giornalista d’inchiesta napoletana, specializzata in tematiche ambientali. Che ci diverte descrivere come lei stessa fa nel libro «Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie civili» (edizioni Verdenero, prefazione di Erri De Luca, con una intervista finale di Raffaele Guariniello, 14 euro): arruffata e puntuale, accaldata e con le scarpe sbagliate. Via col cuore e con la penna a raccontare di un’Italia che svende il suo territorio e lo piaga, immolandolo alla presunta necessità di dover produrre certi tipi di energia o anche per l’incapacità di affrontare razionalmente il problema dei rifiuti e, ancora, per la pura logica del profitto che ha usato l’amianto e usa ancora le acciaierie, situate talvolta propri nei centri urbani. Alcune delle pagine di «Toghe verdi» sono proprie dedicate alle Acciaierie di Borgo Valsugana. Un libro che è anche scrittura, che va via lieve, perché Divertito ama l’ambiente e gli uomini, ma anche la parola. In Italia, ci racconta, esistono trecento eco-avvocati del Wwf e molti altri «sciolti» che dedicano tempo, spesso i loro soldi e comunque la loro professionalità nella difesa delle giuste cause: contro gli scempi ambientali che, sempre, sono anche scempi di umanità. Perché l’ambiente è il luogo in cui l’umanità vive ma anche perché le offese di un certo tipo di industria, sia essa chimica o delle costruzioni, sempre alla fine colpisce direttamente l’uomo: togliendogli l’acqua tramite la costruzione di una ferrovia nel luogo sbagliato o direttamente la vita attraverso l’amianto. Oltre agli avvocati «tanti sono i magistrati che per anni hanno rincorso l’industriale di turno temendo lo scorrere del tempo, che quasi sempre vuol dire prescrizione». l libro ci avvicina al lavoro dell’avvocato Giuliano Rodolfi che si batte nel Mugello contro i disastri ambientali provocati dall’alta velocità ferroviaria che ha prosciugato corsi d’acqua, inquinato falde, «seccato» una delle zone più suggestive della Toscana. «Un’opera strategica» per i destini d’Italia, che non poteva passare da un’altra parte «perché avrebbe attraversato la fonte dell’acqua San Pellegrino» e che è stata realizzata su un progetto sperimentale, che è avanzato per tentativi e con valutazioni di impatto ambientale non in grado di sciogliere i punti interrogativi di un lavoro enormemente complesso. E anche con la corresponsabilità di sindaci che hanno chiuso un occhio di fronte alle «compensazioni» in denaro che ne venivano al loro Comune. Quell’alta velocità è anche la battaglia di Gianni Tei, procuratore di Firenze. La Tav i danni li ha fatti anche a Firenze dove si è inventata una stazione ferroviaria sotto terra che ha obbligato a spostare scuole e ha messo in pericolo la stabilità di una vasta zona urbana. Per pochi minuti da guadagnare sulla tratta Firenze-Bologna. E con il sindaco Renzi che era contrario ma che poi «si è, come si dice, ammorbidito». Poi il libro rifà la storia di una delle maggiore discariche di rifiuti d’Europa, quella di Malagrotta a Roma. Ci hanno lottato uomini, I U comitati, avvocati e magistrati. Sessanta milioni di tonnellate di rifiuti sversati dagli anni ‘60 e... distruzione di territorio, falde. Qui i protagonisti «verdi» sono le avvocatesse Francesca Romana Fragale, Vanessa Ranieri, Vittorina Teofilatto. Gente che paga il fio: «Rubando tempo alla famiglia, serate, giorni di riposo». Non solo Sud. Ecco la centrale Enel del Polesine, nel Parco regionale del Delta del Po. Era elettrica e si è Padana che è definita dall’Arpav locale «una delle aree più inquinate d’Europa». Poi la storia dell’amianto, delle mille vite di operai immolate sull’altare del profitto, tra negligenza e della menzogna. Ci lotta Ezio Bonanni, avvocato di Cassazione. A Sud e a Nord l’amianto, nelle ferrovie ma anche nella cosmetica. Pochi sanno che in Piemonte, dove ci sono le più importanti cave, i filoni corrono vicini a quelli di talco. E le stesse macchine sono state usate per triturare amianto e talco. Ci sono vittorie in questa battaglia, costose. Una di queste è stata la costituzione del Fondo vittime dll’amianto, operativo dal 2011. oi la città del petrolio, città dei Moratti in Sardegna: Sarroch e la raffineria Saras. L’ambiente sacrificato, operai che hanno pagato con la vita. Lì, le figure positive sono quelle del procuratore Emanuele Secci e dell’avvocato Carlo Amat. Eroi estremisti? «Io non sono né industrialista, né antindustrialista. Credo che bisogna fare le cose per bene. Controllare e rispettare la legge». Perché sotto accusa non è l’industria in sé, la politica in sé. È un capitalismo che asserve la politica e fa di ogni risorsa uno strumento del profitto. C’è anche un avvocato trentino nel libro della Divertito. È Mario Giuliano che difende 560 parti civili nel processo contro i vertici delle Acciaierie Valsugana e 55 abitanti di Roncegno nel processo sulla cava di Monte Zaccon. Avvocato che all’azienda, accusata di aver inquinato il territorio, ha chiesto 40.000 euro di provvisionale per ogni cittadino di Borgo e che sta pensando ad una class action civile. Divertito, che ricorda il ruolo dei Medici per l’ambiente, qui dimentica forse il ruolo del procuratore di Trento Alessandra Liverani. Perché un’Italia così? Lo scrittore Erri De Luca nell’introduzione al libro: «Finché non si sequestrano i beni degli avvelenatori, accorpandoli allo stesso regime di confisca delle fortune illecite di mafia, restano rose e fiori per i responsabili». Multe e ammende, sono fatte di pochi soldi mentre gli affari sono enormi. Che fare? La risposta di Raffaele Guariniello: «Il mio sogno è una superprocura nazionale specializzata in tematiche ambientali». Un libro militante quello di Divertito. I buoni e i cattivi, senza vie intermedie. Ma se guardiamo a come negli ultimi cento anni abbiamo ridotto questa Terra, possiamo dire che la parte è quella giusta. Il volume di Stefania Divertito sarà presentato domani, giovedì, alle 18, alla sede della Sosat in via Malpaga 17 su iniziativa dell’associazione ValsuganAttiva. P voluta trasformare in centrale a «carbone pulito». Il protagonista è l’avvocato Matteo Ceruti. «Somigliante a Ricky Tognazzi giovane, le dita affusolate». Hanno cambiato la legge regionale del Parco per poter avviare la trasformazione della centrale. È difficile vincere queste battaglie. Ma diventa quasi impossibile quando le regole, visti gli alti capitali in gioco, cambiano in corsa. Anche in quella pianura Fra i personaggi citati l’avvocato Mario Giuliano che rappresenta le parti civili nella causa contro i vertici delle Acciaierie Valsugana Erri De Luca nell’introduzione propone di confiscare i beni degli avvelenatori E Guariniello sogna una superprocura ecologica NEL MIRINO L’acciaieria di Borgo di cui si parla nel libro di Stefania Divertito, che domani alle 18 sarà a Trento (sala Sosat) con Renzo Maria Grosselli SAGGI. «Pedibus» indica una via per salvare le città dalle auto Camminare, piccola rivoluzione e automobili che assediano le scuole agli orari di entrata e di uscita sono un indicatore di quanto la società italiana sia ancorata a un vecchio e dannoso modello di mobilità. Ce ne parla un volumetto edito dall’associazione GotoEco di Gorizia (www.gotoeco.it) intitolato «Pedibus», con saggi di Elena Debetto, Claudia Marcon, Alessandra Marin, Adriano Venudo, Francesca Visintin, che indaga l’alternativa possibile e in qualche caso già praticata: andare a piedi. Cosa che possono fare anche i bimbi, divertendosi e incontrando nuove occasioni di conoscenza, accompagnati da qualche adulto (anche i genitori o i nonni a turno). Le attuali ricerche di modi di vivere e costruire città più sostenibili, si legge nel volume, puntano verso forme di produzione e di smaltimento più pulite, di mobilità più leggera e a minor impatto ambientale, ma il traguardo, soprattutto all’interno delle L città, medio piccole, rimane sempre e comunque quello della mobilità pedonale. Muoversi a piedi, per ridurre traffico, emissioni, consumi (di suolo), è forse il primo vero antidoto. Questa è anche un’occasione per ripensare lo spazio pubblico della città, per sperimentare tecniche e strumenti di intervento più «leggeri», non necessariamente «istituzionali», duraturi, immobili e costosi, ma flessibili, a basso costo, ed egualmente efficaci.


24-01-2012
Braccio di ferro su Monte Zaccon
Il legale: è una sanatoria nascosta
La Provincia: ha preso una cantonata
Una «sanatoria nascosta». Non usa mezzi termini Mario Giuliano, legale di 54 cittadini residenti a Roncegno nel processo per i rifiuti conferiti al sito di Monte Zaccon. L’avvocato sostiene che una norma in materia di ambiente “infilata” dalla giunta provinciale nella finanziaria approvata a dicembre di fatto si porrebbe come un “colpo di spugna”: «Il significato pratico - spiega Giuliano - è che i rifiuti illegalmente conferiti a Monte Zaccon rimarranno dove sono». E così il legale ha scritto al Commissario del Governo affinché, a norma di Statuto, valuti se trasmettere gli atti alla Corte costituzionale per verificare la compatibilità della norma provinciale con l’ordinamento nazionale. Il caso, però, è stato disinnescato dalla Provincia secondo cui, nella sostanza, l’avvocato Giuliano avrebbe preso una «cantonata». «Il legale si sbaglia - spiegava ieri sera l’assessore all’ambiente Alberto Pacher - quella norma non riguarda affatto Monte Zaccon che è un sito di ripristino ambientale e non una discarica». L’avvocato Giuliano punta il dito in particolare contro l’articolo 86 ter («Regolarizzazione dello smaltimeno di rifiuti») introdotto nel testo unico delle leggi provinciali in materia di ambiente attraverso la legge finanziaria. «Indipendentemente dalle sanzioni penali e amministrative, lo smaltimento di rifiuti non pericolosi in difformità dall’autorizzazione dell’impianto prevista dalla normativa vigente può essere regolarizzato sotto l’aspetto autorizzativo, da parte dell’autorità competente, se si verifica una delle seguenti condizioni: i rifiuti posseggono i requisiti previsti dalla normativa vigente per l’ammissibilità nella specifica tipologia di impianto; sia accertato, mediante analisi di rischio, che non esiste rischio per l’ambiente e la salute pubblica...». Nella lettera inviata al Commissariato del governo, l’avvocato Giuliano rileva che la norma citata «consente di sanare ex post la discarica abusiva, in questo modo ponendo nel nulla una condanna giudiziale e pregiudicando i diritti degli abitanti ad un ripristino effettivo». E aggiunge che «tale norma è evidentemente incostituzionale in quanto in questa materia la Provincia può normare in modo più restrittivo rispetto alla normativa statale, ma non può farlo in senso meno restrittivo ». La Provincia ha risposto con una nota per spiegare che il problema non sussiste anche perché Monte Zaccon con la norma citata non c’entra nulla. Quello della Valsugana è un sito di ripristino, mentre l’articolo 86 ter si applica alle discariche. «Né questa situazione cambia - precisa la Provincia - se in sede penale monte Zaccon viene ritenuta una discarica abusiva, proprio perché l’articolo si applica solo alle discariche già autorizzate, nelle quali sono (o sono stati) conferiti, ai fini dello smaltimento, rifiuti non previsti dal relativo provvedimento autorizzatorio». E neppure ci sarebbero “interferenze” con la sentenza penale che, oltre alla condanna ad un anno dell’imprenditore Simone Gosetti, condannava l’imputato al ripristino ambientale. Anzi, pare che la norma finita nel mirino di Giuliano in realtà sia nata soprattutto per le cantine vitivinicole che hanno avuto problemi di smaltimento dei residui della lavorazione. 

27-10-2011
L’avvocato Giuliano lo ha filmato.
L’azienda: «Subito intervenuti»
Fuoco in Acciaieria, il legale accusa 
BORGO VALSUGANA - Nulla passa inosservato di quanto accade alle Acciaierie Valsugana spa di Borgo Valsugana. L’avvocato Mario Giuliano, patrocinatore di 560 cittadini costituitisi parte civile nel processo «Fumo negli occhi» ha presentato un nuovo documento filmato prodotto dallo stesso legale che sarà trasmesso alla Procura di Trento. In un comunicato Giuliano auspica che «il filmato possa arricchire quantomeno un’ipotesi di incendio colposo il nuovo procedimento aperto in seguito alle nostre denunce riguardanti altre esplosioni». L’incendio dell’altra sera viene confermato dall’Acciaieria Valsugana che con una nota precisa: «La squadra antincendio interna, in forze allo stabilimento, ha provveduto immediatamente a mettere sotto controllo il focolaio; come da prassi sono stati contattati i Vigili del fuoco che, a fiamme già sotto controllo, hanno proceduto allo spegnimento definitivo e verificato lo stato di sicurezza dei luoghi. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri. E’ stata rilevata la causa non dolosa delle fiamme e l’allarme è rientrato. Non si segnalano danni a persone». Il contenuto del film dell’avvocato Giuliano riproduce tre esplosioni rilevate l’altra notte a partire dalle 21.23 e sprigionatesi all’interno del box scorie nel momento dello sversamento dalla paiola e un incendio sviluppatosi poco dopo. «Con la prima esplosione - dice Giuliano - un frammento supera di gran lunga l’altezza dei camini e va a schiantarsi dietro uno di essi. Con la terza esplosione viene irrorata di materiale incandescente l’intera falda ovest del tetto e un frammento atterra a metà strada tra la cappa e il bordo ovest, a circa 50 metri dal punto da dove si è originata l’esplosione». Dall’espulsione di materiale incandescente trae origine l’incendio documentato da Giuliano: «Della durata di mezz’ora - osserva ancora l’avvocato - tanto da costringere un testimone di passaggio sulla strada sottostante lo stabilimento a fermarsi con l’automobile per timore di essere investito dal materiale incandescente». Acciaieria Valsugana Spa annota, come già fatto in precedenti occasioni, «che nelle giornate di pioggia è possibile che nell’area dello stabilimento vengano rilevati alcuni bagliori durante le fasi di evacuazione scoria. Tali effetti rientrano nell’ambito della normalità della lavorazione non comportando pericolo né per il personale che opera direttamente nel processo produttivo, né per la popolazione che risiede o si trovasse a transitare nei dintorni dello stabilimento». N. B.

16-05-2010
Nicoletta Brandalise BORGO - Ieri l'affondo del presidente Lorenzo Dellai e dell'assessore Ugo Rossi sui dati raccolti da Medici Isde nel consiglio provinciale.
Nicoletta Brandalise BORGO - Ieri l'affondo del presidente Lorenzo Dellai e dell'assessore Ugo Rossi sui dati raccolti da Medici Isde nel consiglio provinciale. Un affondo che ne scredita di fatto la posizione, negando l'impiego ufficiale del Corpo forestale dello Stato della stazione di Enego e, rileva la pressoché simile incidenza di patologie tumorali in Valsugana e in altre vallate trentine. Un intervento che ha sollecitato i medici Marco Rigo, Roberto Cappelletti, Maria Elena Di Carlo e Massimo Cecconi alla diffusione di un comunicato stampa, che riportiamo: «Al di là di inutili polemiche che comunque si chiariranno nei prossimi giorni, riteniamo doveroso riportare il confronto su aspetti concreti e tecnici. Ricordiamo che l'associazione medici per l'ambiente - Isde - ha lo scopo di fornire conoscenze scientifiche su problematiche ambientali che incidono sulla salute degli individui e di metterle a disposizione non solo dei cittadini, ma anche e soprattutto dei decisori politici che spesso ignorano questi argomenti. In merito ai dati sugli aborti spontanei, al di là di quanto afferma l'assessore Rossi, ricordiamo che fino al 2006 in Bassa Valsugana vi era un tasso di 8,4 per mille abitanti, contro una media provinciale del 5,9 per mille, valore a sua volta superiore alla media italiana (dal Rapporto sullo stato del servizio sanitario provinciale - 2006 che riporta testualmente che i dati della Bassa Valsugana sono in maniera statisticamente significativa "più elevati dell'atteso". Come non accostare questi dati ai valori della qualità dell'aria di Borgo Valsugana?», continua la nota dei Medici. «Dal 2002 al 2006 si sono registrati i peggiori dati della qualità dell'aria ai quali ha contribuito sicuramente l'acciaieria con un aumento consistente della produzione in quegli stessi anni (le attività industriali possono contribuire fino al 60% sul livello di Pm10). Per quanto riguarda i tumori, sappiamo che dal quadriennio 95-98 al quadriennio 99-2002 vi è stato in Provincia di Trento il raddoppio dei tumori infantili. Quali altre prove vogliamo avere del degrado ambientale del nostro Trentino? I dati pubblicati sono fermi al 2002, cosa aspettiamo ad aggiornarli? Riteniamo inoltre che i dati dei tumori per comprensorio non siano sufficientemente indicativi perché esiste una diluizione del campione con ampie zone a bassissima esposizione. Urge uno studio che metta in relazione i tassi tumorali nelle zone a maggior ricaduta delle polveri dell'acciaieria. Per quanto riguarda i recenti campionamenti provinciali delle trote nella Rosta Fredda accanto all'acciaieria, si precisa che, a differenza di quanto ha affermato l'assessore Rossi, la situazione non è affatto tranquillizzante. Infatti pur con le dovute obiezioni riguardo al campionamento, alcuni valori superano le soglie di attenzione a tal punto da ritenere inquinato da Pcb il sito in esame. È altresì scandaloso registrare un atteggiamento asettico da burocrati sui dati delle polveri trovate in quantità elevata e con diversi contaminanti cancerogeni, sparse per tutto il paese dove si ha un potenziale contatto da parte dei bambini. Riteniamo assolutamente fuorviante sostenere che non esistano limiti per le polveri, facendo leva su una interpretazione pretestuosa della parola "suolo", quando lo stesso decreto legislativo 152/2006 ricomprende nella definizione di suolo anche le infrastrutture e gli edifici. Del resto è assurdo sostenere che la diossina sia pericolosa a 30 centimetri sotto terra e invece non lo sia sul davanzale della finestra».

Dal presidente massima apertura, ma nel rispetto dei ruoli, dell'opinione pubblica e della gente Il governatore Dellai: «Adesso basta lo dico io!»
TRENTO - «Adesso basta lo dico io!» sbotta il presidente Lorenzo Dellai , interpellato sul nuovo comunicato diramato ieri dai Medici per l'ambiente ( ne riferiamo sopra ). «Perché - continua - non siamo in presenza di un conflitto tra due parti che dicono cose diverse, siamo in presenza di una pubblica istituzione che svolge le funzioni previste dalla legge e dall'altra c'è un gruppo di privati cittadini che ha deciso, per ragioni che io non conosco, di contestare a 360 gradi il lavoro delle istituzioni, ha deciso di scatenare una guerra mediatica che sta generando solo paure, ansie e preoccupazioni ingiustificate tra i cittadini». Dellai ricorda che analisi e controlli sono stati fatti da tecnici e funzionari che «sono pubblici ufficiali», in piena collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, e «i dati sono quelli dei registri ufficiali epidemiologici europei». Poi apre le porte: «Se questi privati cittadini vogliono collaborare con noi - sono mesi che lo diciamo - saremo ben lieti, metteremo a loro disposizione tutte le informazioni, tutte le relazioni tecniche, ascolteremo i loro consigli e se ci sarà necessità di ulteriori indagini, ulteriori rilevamenti, li faremo, anche se stiamo facendo sulla Valsugana una quantità di indagini e di rilievi che non ha probabilmente paragoni in Europa». Massima disponibilità: i Medici per l'ambiente siedano al tavolo tecnico che si riunisce martedì, ma nel rispetto dei ruoli. «Io come politico devo far parlare i tecnici e chi ha la responsabilità per legge - conclude Dellai - per questo dico basta, perché stiamo andando oltre il ragionevole. Tutto quello che va nel senso di dare sicurezza e certezze non verrà tralasciato, ma nel rispetto dei ruoli, dell'opinione pubblica e della gente che non può essere bombardata in un modo che crea ansie e paure ingiustificato».


Estratti da Trentino

24-01-2013
«Fare causa? Non ci sono elementi».
Dalledonne: «C’era un progetto per bloccare i lapilli, ho il sospetto che ci sia stato un sabotaggio».

«Perché non ci siamo costituiti parte civile? Perché non erava­mo in grado di documentare una richiesta danni credibile. E poi siamo già esposti finanzia­riamente». I comitati attendo­no l'udienza e, il sindaco Fabio Dalledonne, tirato in causa, ri­sponde candidamente. «Nel primo processo eravamo soste­nuti da pareri, documentazio­ni, c'era l'indennità per 40 anni di Acciaieria. Abbiamo chiesto 11.5milioni, ricevendo 40mila euro- spiega- L'ipotesi è stata valutata con l'avvocato Sarre Pirrone ma non abbiamo suffi­ciente materiale per i capi d'imputazione: in due anni hanno lavorato 20 giorni». E continua: «A chi faccio cau­sa? Alla Provincia, visto che an­che ieri (martedí, ndr) che nevi­cava le Pm10 erano sopra i li­miti? I camini di molte case in questi giorni fanno ben di peg­gio degli sbuffi dei camini dell' Acciaieria tra il 2009 e il 2011. Nonostante ciò ritengo che il suo tempo è finito, facciamo un distretto tecnologico, pun­tiamo sulle fuel cell». Dalledon­ne poi ricorda come il Comune sia impegnato tutti i giorni sul­la questione ambientale, per la quale è esposto finanziariamente, tra cisterne, discariche Fastro e Prae, piezometri e mo­nitoraggi continui. Infine un sospetto, o provo­cazione, come la definisce: «Prima che l'avvocato Giulia­no mettesse in rete i video dei lapilli che arrivavano fino alla ferrovia noi avevamo già in ma­no un progetto, presentato dall'Acciaieria, per una gabbia per bloccare questi schizzi», spiega. Una gabbia da 8 metri di altezza, chiusa su tre lati, con paratie da 5 metri, che è già stata posizionata. E lancia la “bomba": «Proprio mentre si realizzava il progetto, scoppia il caso lapilli. Abito vicino all' azienda e queste cose non le ho mai viste. Mi viene da pen­sare ad un sabotaggio». (mc)

24-01-2012
Monte Zaccon, ricorso contro la Provincia
L’appello di Giuliano: «Colpo di spugna sul ripristino con una nuova norma» 
RONCEGNO TERME. L’avvocato Mario Giuliano all’attacco della Provincia. Il difensore di 54 cittadini di Roncegno costituiti parte civile nel processo penale contro Simone Gosetti per i fatti relativi alla discarica di Monte Zaccon, ha chiesto l’impugnazione di una norma contenuta nella legge finanziaria della Provincia che, a suo parere, di fatto «pone nel nulla una condanna giudiziale». La norma, sempre secondo Giuliano «pregiudica i diritti degli abitanti ad un ripristino effettivo del sito». Per questo motivo l’avvocato si appella al Commissario del Governo affinché impugni la norma, «che di fatto lascia dove sono dei rifiuti conferiti illegalmente », alla Corte Costituzionale. Come ricorda l’avvocato Giuliano, Gosetti è stato condannato in primo grado dal Gup di Trento ad un anno di reclusione con la condizionale ed al ripristino del sito di Monte Zaccon. L’avvocato inoltre ricorda che «nello stesso processo è costituito il Ministero per l’ambiente, che ha prodotto una perizia dell’Ispra secondo la quale il materiale conferito a Monte Zaccon va interamente rimosso». Secondo Giuliano tutto ciò verrebbe vanificato, se non reso nullo, dalla finanziaria della Provincia ed in particolar modo dall’articolo 86Ter “Regolamentazione dello smaltimento dei rifiuti”. Insomma, secondo Giuliano, c’è il rischio concreto che tutto, appunto, rimanga lì dov’è. Ma cosa dice la norma contesta dall’avvocato Giuliano? L’articolo 86Ter dice che «indipendentemente dalle sanzioni penali e amministrative, lo smaltimento di rifiuti non pericolosi in difformità dall’autorizzazione dell’impianto prevista dalla normativa vigente può essere regolarizzato sotto l’aspetto autorizzativo, da parte dell’autorità competente, se si verifica una delle seguenti condizioni: i rifiuti posseggono i requisiti previsti dalla normativa vigente per l’ammissibilità nella specifica tipologia di impianto; sia accertato, mediante analisi di rischio, che non esiste rischio per l’ambiente e la salute pubblica in relazione alla destinazione urbanistica dell’area interessata ed in tal caso la prosecuzione dell’esercizio dell’impianto è subordinata all’osservanza delle prescrizioni che di adeguamento e di conformazione, stabilite dal provvedimento autorizzativo». L’articolo poi prosegue: «Se è attivata la regolarizzazione autorizzata dal primo comma, l’autorità competente, anche su richiesta dell’interessato, sospende gli effetti del provvedimento di ripristino emanato ai sensi della parte III o delle disposizioni da essa richiamate ed eventualmente revoca il provvedimento alla conclusione positiva del procedimento di regolarizzazione ». E conclude: «L’articolo si applica anche alle violazioni commesse prima della sua entrata in vigore, se sussistono le condizioni per attivare la regolarizzazione attuativa ». E proprio questo passo, per Giuliano, rappresenta una sorta di colpo di spugna sulla questione Monte Zaccon.


07-11-2011
«Ho chiesto la disponibilità dei tessuti sottoposti
a biopsia, ma m’è stata negata in modo pretestuoso»
«Due morti sospette per diossina»
L’avvocato Mario Giuliano: «L’azienda sanitaria non vuol fare chiarezza»
di Paolo Silvestri 
BORGO. L’avvocato Mario Giuliano punta ancora il dito verso l’Acciaieria. Questa volta però non per scoppi e lapilli notturni, ma per depositi di particolato sui muschi della Valsugana e del Tesino, ma soprattutto per le morti sospette per tumore di due donne. Ed al riguardo di queste morti Giuliano sottolinea di aver chiesto la disponibilità dei tessuti tumorali delle due donne sui quali sono state eseguite le biopsie, «ma l’Azienda sanitaria l’ha negata in modo pretestuoso, affermando anche che “il campione potrebbe essere compromesso”». Ed aggiunge: «Di questo mi lagno, anche perché la procura affidatami mi dà pieno titolo per chiedere quei tessuti. E per questo ho chiesto a Pm e Gup di costringere l’ospedale a fornirle».
 «La prima donna è una ventiquattrenne che ha sempre sospettato che la causa del tumore fosse da ricondurre alle emissioni delle Acciaierie - spiega Giuliano -. La seconda invece è una malghese, ammalatasi e morta in due mesi lo scorso settembre. Allevava capre. L’11 febbraio del 2010, la Provincia aveva sottoposto a screening per le diossine il latte delle sue capre. Il risultato dava un parametro di 4,2 ed era dichiarato nella norma visto che il valore massimo per il latte di uso umano è 6. Ma quel latte non era per uso umano, ma animale il cui limite invece è di 3. E dunque quel latte non poteva essere consumato in quanto contaminato. Ed anzi, l’Azienda sanitaria avrebbe dovuto individuare ed eliminare la causa della contaminazione. Cosa che non è mai avvenuta. Dalle nostre analisi, che abbiamo già consegnato al tribunale, possiamo affermare che vi sono componenti quantomeno sovrapponibili a quelli che si trovano nei camini delle Acciaierie».
 Quanto ai depositi sui muschi Giuliano sottolinea che «sono stati rilevate microsfere e microplacche sia attorno all’Acciaieria ed in centro a Borgo, ma anche altrove. Con 50 campionamenti abbiamo trovato la loro presenza dalla strada per Vetriolo fino a Pieve e Castello Tesino». Ed aggiunge: «Abbiamo recentemente fatto dei rilevamenti mettendo bacinelle e lastre di marmo per cercare depositi.
Ebbene, negli ultimi due mesi abbiamo rilevato deposizioni significative».

27-10-2011
Acciaieria, tre violente esplosioni
La direzione: «L’incendio subito spento». Giuliano: «Resta il pericolo»
BORGO VALSUGANA. La denuncia arriva da Mario Giuliano, l’avvocato che rappresenta la popolazione contraria alla presenza dell’Acciaieria, costitutitasi parte civile nel processo che vede l’azienda sul banco degli imputati per la sua pericolosità. Ora, a pochi giorni dalla nuova udienza in Tribunale, Giuliano fa sapere che la scorsa notte ci sono state violente esplosioni, che confermano la sua tesi.
L’episodio si è verificato la scorsa notte, verso le 21.30. In quel momento, spiega l’avvocato Giuliano si sono verificate «tre gigantesche esplosioni». Queste le sue parole, in un comunicato, al quale è allegato anche un video che testimonia come le fiamme sprigionate dallo stabilimento sono arrivate a superare l’altezza dei camini. Spiega ancora Giuliano: «La terza esplosione rende incandescente l’intera falda ovest del tetto e un frammento atterra a metà strada tra la cappa e il bordo ovest, a circa 50 metri dal punto dell’esplosione. Successivamente si sviluppa un incendio che dura mezz’ora». Testimone diretto dell’incendio è stato Andrea Alberini, un giovane di Borgo dipendente della Finstral, che in quel momento stava rientrando da Trento a Borgo in auto. Ci ha raccontato: «Ero in auto con un mio amico - spiega - ed ancora sulla statale abbiamo visto una luce fortissima, come un enorme fuoco d’artificio. La prima esplosione è stata più piccola, mentre ce ne sono state altre due di proporzioni mai viste. L’ultima, quando eravamo sulla strada per entrare a Borgo, a 200 metri dall’Acciaieria. A quel punto abbiamo bloccato la macchina, per paura di venire investiti dal materiale incandescente».
Per l’avvocato Giuliano questo episodio conferma la sua tesi. Commenta: «E’ sempre più evidente l’incapacità dell’impresa di operare senza creare pericoli e confidiamo che il pm vorrà tenerne conto. Si tratta di un’ipotesi di incendio colposo che arricchisce il nuovo procedimento aperto in seguito alle nostre denunce riguardanti le altre esplosioni».
Non manca la risposta immediata da parte dell’Acciaieria. Ecco la sua versione: «La squadra antincendio interna, in forze allo stabilimento, ha provveduto immediatamente a mettere sotto controllo il focolaio. Come da prassi sono stati contattati i Vigili del Fuoco che si sono portati in loco e che, a fiamme già sotto controllo, hanno proceduto allo spegnimento definitivo e verificato lo stato di sicurezza dei luoghi». La nota parla anche dell’arrivo dei carabinieri, che hanno concluso la causa non dolosa delle fiamme.


30-07-11
Ascolti di più la Valsugana
di Laura Zanetti
Egregio presidente Dellai, in qualità di presidente di ValsuganAttiva, associazione che raggruppai vari comitati della mia valle, desidero sottoporre alla sua attenzione questa lettera aperta, partendo da una intervista apparsa l’8 agosto 2008 dove lei annunciava «la volontà di riallacciare i rapporti con la comunità». Non è stato così, per quanto riguarda la mia valle almeno, poiché nella complessa vicenda delle Acciaierie Valsugana lei si è apertamente schierato, da subito, non certo con la comunità intera, dimostrando come dalle parole dell’economista Goglio «l’incapacità di gestire la cosa con forme di politica alta», venendo meno all’essenza stessa della democrazia che è l’uguaglianza, a dispetto degli slogan elettorali di unione in un Trentino senza periferie.
 La comunità valsuganotta ben conosce il passaggio da quella che, per la salubrità della sua aria e la mitezza del clima dei suoi paesi pedemontani, era definita un tempo “Perla del Trentino” a successiva “Cloaca del Trentino”. Escalation che ha una sua origine negli anni Ottanta con l’industrializzazione pesante della Valsugana, con l’esperienza dell’agricoltura intensiva che ha sostituito via via le autentiche sovranità alimentari locali favorendo il degrado ambientale, di cui è eclatante esempio la vicenda di Monte Zaccon, nella quale si è colta l’occasione di un ripristino paesaggistico per autorizzare lo stoccaggio di milioni di tonnellate di rifiuti industriali, legalmente, ma tant’è. Ci ha pensato poi qualcun altro a varcare il confine tra legale e illegale, che a quel punto era davvero sottile.
 I danni all’immagine del Trentino, signor presidente, non sono certo da imputare ai comitati di cittadini, ai medici e scienziati Isde, né al documentario di Current. Ci sono testimonianze interessanti a tal proposito, come quella lettera di protesta arrivata, tempo addietro, alla direzione dell’Hotel Raphael di Roncegno Terme da parte di un nutrito gruppo di turisti germanici dove gli stessi lamentano l’incongruenza tra ciò che offre la Casa di Salute Raphael e l’insalubrità del luogo, causa i fumi e i rumori insopportabili provenienti dall’acciaieria. I danni semmai vanno ricercati negli effetti nocivi che questo stabilimento siderurgico ha causato negli anni a quelle forme di turismo che avevano fatto grande in Europa Roncegno Terme e valorizzato i numerosi piccoli paesi pedemontani, conosciuti come salubri villaggi di soggiorno per la media borghesia veneta, toscana e ligure dentro un felice scambio tra socialità rurale e urbana.
 Le recenti sue dichiarazioni apparse nei quotidiani trentini e trasmesse dalle tv locali denotano una preoccupante incapacità d’ascolto, il non saper essere quel presidente che ha la funzione di sostanziare quanto lei stesso auspicava nell’intervista del 2008. Quelle esternazioni dove definisce impunemente «ciarlatani» i cittadini che lottano per il diritto alla salute e gli stessi medici e scienziati Isde a cui va tutta la solidarietà e la gratitudine della comunità valsuganotta, appaiono come slogan corrosivi, sinonimo di una pericolosa deriva verso forme di autoritarismo politico locale fatto di arroganza, di non conoscenza dei fatti, di manipolazione spregiudicata dei mezzi di informazione. Sicuramente lesivi della sua immagine di uomo politico.
 La invitiamo quindi a prendersi una pausa di riflessione, ad accettare un contraddittorio in sede pubblica, a mettere in pratica quell’agire scientifico che sta nel verificare con coscienza le veridicità prima di solidarizzare con l’economia rappresentata dalle Acciaierie Valsugana. L’uomo non ha mai smesso di amare l’Agorà in tutti i suoi significati metaforici, presidente. La Valsugana, terra affatto marginale anche culturalmente, lo sta dimostrando da anni e le sue infelici affermazioni di questi giorni hanno fornito una formidabile occasione per ribadirlo.
Laura Zanetti  
Presidente della associazione ValsuganAttiv


16-05-2010
«Sui tumori urge uno studio in zona».
I medici insistono anche sulle polveri: scandaloso minimizzare i dati.
Dal 2002 al 2006 i peggiori riscontri sulla qualità dell’aria. E il pesce segnala che la rosta è davvero un sito inquinato.
BORGO. I Medici per l’Ambiente - dottori Marco Rigo, Roberto Cappelletti, Massimo Cecconi, avvocato Mario Giuliano - dichiarano che al di là di «inutili polemiche, che si chiariranno nei prossimi giorni, riteniamo doveroso riportare il confronto su aspetti concreti e tecnici».
 Non si replica dunque alla giunta provinciale (e al ministro Galan) sulla questione del ruolo - ufficiale o meno - con cui hanno agito i forestali veneti chiamati a fare prelievi per conto del gruppo.
 I Medici per l’ambiente - Isde ricordano di agire allo scopo di fornire conoscenze scientifiche in merito a problematiche ambientali che incidono sulla salute degli individui, anche a beneficio dei decisori politici, «che spesso ignorano questi argomenti».
 Ed ecco le osservazioni tecniche dopo il dibattito consiliare a Trento.
 «In merito ai dati sugli aborti spontanei - dicono i medici Isde - ricordiamo che fino al 2006 in Bassa Valsugana vi era un tasso di 8,4 per mille abitanti, contro una media provinciale del 5,9 per mille, valore a sua volta superiore alla media italiana. Questi dati sono contenuti nel Rapporto sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale (Relazione 2006). E come non accostare questi dati ai valori della qualità dell’aria di Borgo? Dagli anni 2002 al 2006 si sono registrati i peggiori dati della qualità dell’aria ai quali ha contribuito sicuramente l’acciaieria con un aumento consistente della produzione in quegli stessi anni (le attività industriali possono contribuire fino al 60% sul livello di Pm10).
 «Per quanto riguarda i tumori, sappiamo che dal 95-98 al 99-2002 vi è stato in provincia il raddoppio dei tumori infantili. Quali altre prove vogliamo avere del degrado ambientale del Trentino? I dati sono fermi al 2002, cosa aspettiamo ad aggiornarli?
 «Riteniamo inoltre che i dati dei tumori per comprensorio non siano sufficientemente indicativi perché esiste una diluizione del campione con ampie zone a bassissima esposizione. Secondo noi urge uno studio che metta in relazione i tassi tumorali nelle zone a maggior ricaduta delle polveri dell’acciaieria.
 «Per quanto riguarda i recenti campionamenti ufficiali delle trote nella Rosta Fredda accanto all’acciaieria, si precisa che, a differenza di quanto ha affermato Rossi, la situazione non è affatto tranquillizzante. Infatti pur con le dovute obiezioni riguardo al campionamento, alcuni valori superano le soglie di attenzione a tal punto da ritenere inquinato da Pcb il sito in esame. E’ altresì scandaloso registrare un atteggiamento asettico da burocrati sui dati delle polveri trovate in quantità elevata e con diversi contaminanti cancerogeni, sparse per tutto il paese dove si ha un potenziale contatto da parte dei bambini. Riteniamo assolutamente fuorviante sostenere che non esistano limiti per le polveri, facendo leva su una interpretazione pretestuosa della parola “suolo”, quando lo stesso decreto 152/2006 ricomprende nella definizione di suolo anche le infrastrutture e gli edifici. Del resto è assurdo sostenere che la diossina sia pericolosa a 30 cm sotto terra ma non sul davanzale della finestra».

Estratti da Corriere del Trentino



Estratti da TRENTINO TV

Estratti da TG3 (Trentino)

Estratti da TG3 (Friuli)

Estratti da L'ADIGETTO